MASINA, PULGAR E LE IDI DE MAIO
Non può essere sempre Benevento, con Mirante che fa Batman. Può succedere che la volta dopo la palla ti finisca due volte tra le gambe, e vabbè. Il Bologna per 88’ se l’è giocata contro un Napoli reso più modesto da modulo e abnegazione rossoblù e protetto da un arbitro che ha centellinato i cartellini ai picchiatori avversari spargendone a pioggia sui sospiri della squadra di Donadoni. Però c’è un però. E riguarda proprio il mister. Che ha chiesto al mercato il migliore in campo di ieri, l’unico che non volevano comprargli: Palacio. Che ha azzeccato la formazione. E che, al netto di avversari clamorosamente più forti, è stato tradito da tre giocatori che, per usare un francesismo, se la menano un po’ troppo. Il primo è Masina, che si adonta molto perché Donadoni lo considera immaturo: prima ha annullato un gol di Di Francesco che sarebbe stato regolare se lui non avesse toccato la palla. Poi s’è perso Callejon sulla prima rete. Quindi il mister qualche ragione forse ce l’ha. Poi ci ha fregati Pulgar, che ha tolto a Verdi una punizione per spararla in curva, e subito dopo ha perso la palla decisiva per il 2-0. Ma l’inizio della fine è venuta con De Maio, che all’atto di sostituire Maietta ha sfanculato il mister rifiutandone le indicazioni, e poi ha perso 4 palloni dei primi 5 toccati, dando il via al tango della difesa. Va bene che Saputo viene ogni visita di Papa, ma quando qualcuno in società spiegherà ai fenomeni in questione come si sta al mondo, sarà sempre troppo tardi.