«Così i cittadini tornano protagonisti Ad arrivare tardi è ancora la politica»
Carlo Galli commenta la partecipazione e striglia amministratori ed eletti
Studioso del pensiero politico contemporaneo, filosofo, docente dell’Alma Mater, già preside della facoltà di Scienze politiche a Forlì, parlamentare di Articolo 1-Mdp, Carlo Galli a Làbas ha presentato anche un libro. Sabato era a Berlino per tenere una lezione ed è lui a chiedere stupito: «Ma davvero c’erano 10.000 persone in piazza a Bologna?». «Sì, anche qualcuna in più». «Allora la società non è morta», dice. Lui che il «disagio della democrazia» rappresentativa lo studia spiega: «A Berlino ho parlato di civismo e democrazia, di quanto il civismo sia utile se riesce a farsi partecipazione e non solo proteste e mugugni. La politica non riesce più a mobilitare questi numeri, perché non fa più il suo mestiere che è quello di intercettare questa grande richiesta di partecipazione e trovare soluzioni».
Professore, cosa ci dice la manifestazione di sabato? Crede che lo sgombero di un centro sociale basti da solo a spiegare questa partecipazione?
«Una partecipazione così ampia ci dà la misura da un lato di quanto si sia impoverita la società e dall’altro di quanto invece ci sia bisogno di un nuovo protagonismo dei cittadini. La crisi economica ha lasciato un senso di stanchezza, delusione, apatia». Cosa dovrebbero fare il sindaco dopo sabato?
«Una risposta così forte, pacifica e differenziata nella sua composizione, visto che ha messo insieme pezzi di città significativi e diversi tra loro, ci dice che la società non è morta. La crisi non l’ha uccisa e allora un sindaco dovrebbe esserne contento, dare risposte. Le istituzioni non devono attaccare una mobilitazione del genere nel momento in cui si manifesta questa grande risposta dal basso. C’è un grande bisogno di ricostruire un legame sociale».
E la società dal canto suo cosa può fare?
«I cittadini non devono solo protestare ma anche chiedere soluzioni, che poi sono le stesse soluzioni di cui mi sembra Làbas si fosse fatto carico, con i progetti sociali e culturali. A questo punto le istituzioni non possono che avere una interlocuzione positiva, sarebbe davvero sbagliato se si considerasse Làbas come un elemento di disturbo. Bisogna anzi dare spazio, perché ci dice che non siamo tutti sprofondati nella paura».
Secondo lei si sarebbe dovuto trovare prima una soluzione per la sede?
«So che ci sono stati timidi tentativi che non hanno portato a nulla. Forse, in questo caso, la politica avrebbe potuto muoversi meglio prima perché se c’era un’occupazione prima o poi la proprietà ne avrebbe preteso la restituzione e la magistratura si muove secondo le sue logiche che non sta a noi discutere. Ma la politica arriva dopo la società, è sempre stato così. La politica deve dare risposte, sta lì per quello».
Dopo sabato hanno qualcosa da imparare anche i centri sociali, visto che neanche i movimenti riescono più a portare in piazza quei numeri?
«Sì, è il segno che se i centri sociali si aprono e intercettano i bisogni della società allora possono davvero svolgere la loro funzione. Non si deve correre il rischio di essere autoreferenziali e avere un posto per parlare solo a se stessi perché altrimenti si muore di inedia e di rabbia».
Il ruolo di Merola Hanno sfilato pezzi di città molto diversi ai quali il sindaco ora deve dare risposte La sede So che ci sono stati timidi tentativi che non hanno portato a nulla, forse bisognava fare di più