Corriere di Bologna

«Così i cittadini tornano protagonis­ti Ad arrivare tardi è ancora la politica»

Carlo Galli commenta la partecipaz­ione e striglia amministra­tori ed eletti

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Studioso del pensiero politico contempora­neo, filosofo, docente dell’Alma Mater, già preside della facoltà di Scienze politiche a Forlì, parlamenta­re di Articolo 1-Mdp, Carlo Galli a Làbas ha presentato anche un libro. Sabato era a Berlino per tenere una lezione ed è lui a chiedere stupito: «Ma davvero c’erano 10.000 persone in piazza a Bologna?». «Sì, anche qualcuna in più». «Allora la società non è morta», dice. Lui che il «disagio della democrazia» rappresent­ativa lo studia spiega: «A Berlino ho parlato di civismo e democrazia, di quanto il civismo sia utile se riesce a farsi partecipaz­ione e non solo proteste e mugugni. La politica non riesce più a mobilitare questi numeri, perché non fa più il suo mestiere che è quello di intercetta­re questa grande richiesta di partecipaz­ione e trovare soluzioni».

Professore, cosa ci dice la manifestaz­ione di sabato? Crede che lo sgombero di un centro sociale basti da solo a spiegare questa partecipaz­ione?

«Una partecipaz­ione così ampia ci dà la misura da un lato di quanto si sia impoverita la società e dall’altro di quanto invece ci sia bisogno di un nuovo protagonis­mo dei cittadini. La crisi economica ha lasciato un senso di stanchezza, delusione, apatia». Cosa dovrebbero fare il sindaco dopo sabato?

«Una risposta così forte, pacifica e differenzi­ata nella sua composizio­ne, visto che ha messo insieme pezzi di città significat­ivi e diversi tra loro, ci dice che la società non è morta. La crisi non l’ha uccisa e allora un sindaco dovrebbe esserne contento, dare risposte. Le istituzion­i non devono attaccare una mobilitazi­one del genere nel momento in cui si manifesta questa grande risposta dal basso. C’è un grande bisogno di ricostruir­e un legame sociale».

E la società dal canto suo cosa può fare?

«I cittadini non devono solo protestare ma anche chiedere soluzioni, che poi sono le stesse soluzioni di cui mi sembra Làbas si fosse fatto carico, con i progetti sociali e culturali. A questo punto le istituzion­i non possono che avere una interlocuz­ione positiva, sarebbe davvero sbagliato se si consideras­se Làbas come un elemento di disturbo. Bisogna anzi dare spazio, perché ci dice che non siamo tutti sprofondat­i nella paura».

Secondo lei si sarebbe dovuto trovare prima una soluzione per la sede?

«So che ci sono stati timidi tentativi che non hanno portato a nulla. Forse, in questo caso, la politica avrebbe potuto muoversi meglio prima perché se c’era un’occupazion­e prima o poi la proprietà ne avrebbe preteso la restituzio­ne e la magistratu­ra si muove secondo le sue logiche che non sta a noi discutere. Ma la politica arriva dopo la società, è sempre stato così. La politica deve dare risposte, sta lì per quello».

Dopo sabato hanno qualcosa da imparare anche i centri sociali, visto che neanche i movimenti riescono più a portare in piazza quei numeri?

«Sì, è il segno che se i centri sociali si aprono e intercetta­no i bisogni della società allora possono davvero svolgere la loro funzione. Non si deve correre il rischio di essere autorefere­nziali e avere un posto per parlare solo a se stessi perché altrimenti si muore di inedia e di rabbia».

Il ruolo di Merola Hanno sfilato pezzi di città molto diversi ai quali il sindaco ora deve dare risposte La sede So che ci sono stati timidi tentativi che non hanno portato a nulla, forse bisognava fare di più

 ??  ?? Politologo Carlo Galli, politologo, filosofo e docente dell’Alma Mater. Accanto uno dei momenti del corteo di Làbas che, sabato pomeriggio, ha attraversa­to il centro storico da piazza XX Settembre fino a confluire in piazza Carducci, dove i...
Politologo Carlo Galli, politologo, filosofo e docente dell’Alma Mater. Accanto uno dei momenti del corteo di Làbas che, sabato pomeriggio, ha attraversa­to il centro storico da piazza XX Settembre fino a confluire in piazza Carducci, dove i...
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