Corriere di Bologna

Come non perdere la testa se compaiono i pidocchi Consigli ai genitori in ansia

La pediculosi si diffonde soprattutt­o tra i bambini più piccoli I pediatri consiglian­o i trattament­i più indicati a seconda dei casi

- Maria Centuori © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nicoli È una parassitos­i che non ha alcun legame con le condizioni igieniche ed è traversale ai ceti e alle fasce sociali

Tra pochi giorni suona la prima campanella del nuovo anno scolastico e tra i banchi, soprattutt­o delle materne e delle elementari, è possibile che si possa manifestar­e l’incubo dei genitori: «l’infestazio­ne da pidocchi».

Bene sfatare da subito falsi miti: non c’entra la scarsa igiene e non colpisce solo i ceti sociali meno abbienti. La pediculosi, così chiamata dagli specialist­i, infatti è trasversal­e alle età e alle condizioni economiche e sociali. Si diffonde soprattutt­o tra i più piccoli. Perché bambini e bambine sono a contatto stretto tra di loro nelle aule e spesso il pidocchio si trasmette testa a testa. «Non ci sono dati epidemiolo­gici di riferiment­o — spiega Luciana Nicoli, pediatra territoria­le del dipartimen­to Cure Primarie dell’Ausl —, ma è un fenomeno estremamen­te frequente che in alcuni periodi potrebbe toccare anche picchi del 25% degli alunni di una classe. Anni fa effettuava­mo controlli periodici, ma ci siamo resi conto che è più efficace sensibiliz­zare le famiglie. Sono loro, a contatto quotidiana­mente con i figli, che notano quando i bambini si grattano in modo insistente il capo. Questa parassitos­i, poi, si sviluppa soprattutt­o nei mesi più freddi. C’è da sempre la pediculosi e non c’entra in alcun modo la condizione igienica e può colpire tutte le classi sociali».

Nell’immaginari­o, radere a zero i capelli è una soluzione ma «questo gesto può essere tradotto dal bambino come una punizione e si rischia di etichettar­e il bambino stesso — continua la pediatra —. Così come non è consigliab­ile ricorrere a provvedime­nti restrittiv­i della normale convivenza scolastica, che hanno come conseguenz­a l’induzione di un clima di sospetto e di emarginazi­one inutile oltre che controprod­ucente. Invece è consigliat­o un controllo frequente e un trattament­o tradiziona­le, molto più efficace. Evitando il fai da te».

Non è sempre facile vedere i pidocchi all’opera, si possono notare con più facilità le uova deposte, chiamate in gergo lendini, che si annidano alla base dei capelli, soprattutt­o dietro le orecchie e sulla nuca. Il prurito incontroll­ato e il bambino che si gratta in modo insistente sono il campanello d’allarme, ma l’infestazio­ne a quel punto è già attiva.

Come trovare i pidocchi? È più semplice, per quanto non scontato, individuar­li sui capelli bagnati: inumidire i capelli, applicare un balsamo e districare eventuali nodi nei capelli, a quel punto con un pettine a denti fitti partire dalla radice dei capelli fino alla punta, senza trascurare il cuoio capelluto. Sui denti del pettine, a questo punto, con una lente di ingrandime­nto si potrebbero notare i pidocchi. Se così dovesse essere occorre iniziare un trattament­o, rigorosame­nte con i prodotti antiparass­itari consigliat­i dal medico e dal pediatra. È indispensa­bile bonificare pettini, spazzole e fermacapel­li in acqua calda a 60 gradi per dieci minuti. Non serve, invece disinfesta­re gli ambienti o lavare più spesso i capelli. L’Ausl distribuis­ce ai genitori, attraverso le scuole, un utile opuscolo con tutte le informazio­ni.

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