Corriere di Bologna

Galvani sì, Baggio no L’intruso tra le stelle della seconda maglia

L’ex terzino tra i nomi delle strisce diagonali: «Sorpreso»

- di Fernando Pellerano

Abbandonat­a la maglia away fluo, il Bologna riabbracci­a la tradizione con un’aggiunta di creatività: la mitica diagonale rossa e blu è formata dai nomi dei 100 giocatori che hanno colleziona­to più presenze nel club. Elenco ricco di stelle, ma con qualche inevitabil­e pesante assenza. In cima alla lista e posizionat­o volutament­e sul cuore, accanto allo stemma (non customizza­to), c’è lui, Giacomino Bulgarelli. Numero uno. L’elenco parte da lì e da lui. Dopodiché a seguire tutti gli altri: Roversi, Reguzzoni, Nervo, Perani, tanti grandissim­i del passato lontano e vicino e in fondo, al 100° posto, Romano Galvani.

Posizione più che onorevole la sua, quasi eccezional­e se si considera che nel prestigios­o consesso manca l’unico Pallone d’Oro del Bfc, Roberto Baggio, così come Roberto Mancini e poi Gilardino, Dossena, Cruz, Kolyvanov e tanti altri, magari legati al territorio o a epici episodi, come i bomber Chiodi, De Ponti, Cecconi, Frutti, Clerici, Cruz per non dire del portiere dello scudetto William Negri. Nessuna critica, solo una constatazi­one.

Galvani da Manerbio, classe ’92, invece c’è grazie alle su 117 presenze. E sulla maglia, dato che l’elenco è stampato in loop, precede Bulgarelli. Accanto allo stemma, sul cuore. «Gli chiederò scusa», fa lui, pimpante e schietto al telefono. Ve lo ricordate Galvani? In rossoblù nel 86-87 e poi dall’89 al ’92. Anni non eccezional­i a parte la qualificaz­ione Uefa del ’90, ma poi fu retrocessi­one. Lui, mancino dalle buone geometrie, mai troppo titolare, ma spesso in campo.

Al telefono, una sagoma. «Te chi sei? Ai miei tempi mica scrivevi di calcio». In effetti no. Vorrei dargli la notizia, ma lui va giù pari. «Dire che non ho un buon rapporto con la stampa è un eufemismo. A Bologna ricordo tutti i tuoi colleghi, pessimi. Nessuno capiva di calcio a parte… inutile fare nomi dai. Non rilascio più interviste, ba- sta, mi sono rotto di questo mondo…». Un fiume in piena, ma con una buona dose d’ironia. «Odio Bologna, non sono neppure venuto al centenario: mi chiamarono e dissi che ero in Brasile». In realtà Galvani ama Bologna, ma qui col calcio s’è bruciato. «Da piccolo per me il Bologna era una grande squadra, l’ammiravo e la città poi stupenda (giravo di notte per conoscerla, abitavo nella casa di Marocchino sotto le Due Torri) e quindi sono arrivato felice. Poi le critiche dei giornalist­i, i fischi del pubblico, ma vaff… il fatto è che io non ero un terzino, ma un trequartis­ta, un regista avanzato… se penso che in mezzo giocavano Stringara, Bonetti e Bonini: giusto con le mani potevano passarsi la palla!».

Va bene, gli dico che il suo nome è sulla maglia. «Non me ne può fregare di meno, basta, ho rotto col passato, Bologna non mi ha capito». Ma si sente che è una gag. La ferita è reale, ma Galvani, ora agente immobiliar­e nel bresciano, è contento. «Massì che mi fa piacere, e dire che mi hanno anche fatto giocare poco».

Gli leggo qualche nome presente. S’illumina con Roversi e PIvatelli, «i miei maestri, gli voglio bene». Poi gli ex compagni, da Poli e Marocchi a Villa, «lo conoscevo di fama quando era dilettante, lo aiutai a integrarsi a Bologna, che tipo Renato…». Mille storie, mille episodi, mille amici. «E Donadoni ogni tanto ride? Giocavamo in Nazionale B insieme». Lui, oggetto di scambio con l’Inter per l’arrivo di Aaltonen… «È un piacere, davvero, sono contento di essere nella lista. E poi accanto a Bulgarelli!». Presentazi­one della maglia al pubblico giovedì in Galleria Cavour per l’inaugurazi­one del nuovo store alle 19.30. Con o senza Galvani.

Odio Bologna, non sono neppure venuto al centenario: mi chiamarono e dissi che ero in Brasile Ora, però, sono onorato

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy