La crisi di Krejci & Nagy E Pulgar sbotta online
L’ala ceca in campo per 25 minuti, Ádám sempre in panca Ecco perché sono scivolati nella graduatoria di Donadoni
Naufraghi e dispersi. E non a causa di Irma. Tempi duri in casa rossoblù per Nagy e Krejci. Le due stelline dell’est acquistate l’anno scorso direttamente dall’Europeo si sono spente. Nagy pagato un milione e mezzo mentre Krejci è costato quattro milioni. Ora è buio totale sotto il loro cielo. Donadoni non li vede, non li vede più. Non in questa prima fase di stagione perlomeno. Su 540 minuti a disposizione nelle prime tre partite di campionato i due hanno giocato pochissimo: addirittura inchiodato in panchina l’Ádám con i due accenti e scarpini slacciati, solo 25’ per l’impalpabile Ladislav (8’ col Toro e 17’ con il Napoli).
Una coppia in crisi. Riavvolgendo il nastro assistiamo infatti a tutto un altro film. Un anno fa all’esordio entrambi titolari in casa contro il Crotone e il Cagliari ed entrambi in panchina nella disastrosa manita subita da Belotti a Torino e in campo solo nella ripresa per un’abbondante mezz’oretta già sull’1-3.
Prestazioni confortanti: curiosità e ammirazione per il gracile, ma guizzante Nagy (recuperatore di palloni e pronto a scaricare la palla) posizionato prima come interno e poi come play; ancor più convincente il ceko dalla capigliatura nedvediana che confeziona pure un assist per Di Francesco nella vittoria contro i sardi. È questo il colpo migliore di Krejci, l’assist. Ne confezionerà 8 alla fine del campionato, dunque tra i top 15 della serie A. Pochi invece le reti, solo 2. Addirittura zero per Nagy che può contare solo su un’assistenza a Verdi nel gol siglato al San Paolo.
Ma non sono i numeri ad aver tenuto sugli scudi i due giocatori l’anno scorso, bensì la convinzione di Donadoni nell’utilizzarli per il gioco che garantivano: tanta corsa e copertura Krejci, geometrie e vivacità là in mezzo Nagy.
Poi, verso la fine della staFrancesco, gione qualcosa è cambiato, anzi molto. L’ungherese s’è rotto e dopo la sconfitta con la Roma non s’è più visto (22 da titolare fino a quel momento, ma era già calato comunque). Il ceko, in evidente affanno di gioco e d’idee, e comunque forte di 33 match da titolare, ha resistito oltremodo (solo grazie a Donadoni) alla forma strepitosa di Di Francesco, quindi gli ha concesso minuti e quarti d’ora.
Con la nuova stagione si è tirata una riga alle somme accumulate durante la precedente stagione e Krejci è diventata la seconda scelta sulle corsie esterne occupate da Verdi e Di mentre Nagy è scivolate indietro nelle gerarchie del centrocampo nonostante l’auspicato irrobustimento fisico. Per il ragazzo della via Pál del concittadino Molnár pare non ci sia spazio nel centrocampo di Donadoni, sia che si giochi col 4-2-3-1, cioè con due mediani davanti alla difesa, né col 4-3-3 dove è stato utilizzato sia come interno sia come regista basso: un dubbio mai risolto anche guardando come gioca in Nazionale.
Fra l’altro la partitaccia in Coppa Italia contro il Cittadella, che avrebbe dovuto giocare da trequartista (altra improvvisazione del tecnico dopo la rottura tedesca di Falletti) ed è finito stritolato dai veneti in mediana, non l’ha aiutato. Di Krejci s’è detto tutto e di più: gol non ne fa, l’uomo lo saltava giusto un anno fa, si sbatte a vuoto, lo score degli assist pare non averlo premiato e Di Francesco gli ha sverniciato il biondo bulbo.
Involuto si dice in questi casi. Per lui bisognerebbe forse scomodare il connazionale Kundera con L’insostenibile leggerezza dell’essere. Solo Donadoni potrà salvare i ragazzi acquistati alla Fiera dell’Est: basta che alla fine della filastrocca escano due giocatori veri.