Corriere di Bologna

I consigli mondiali dell’ex Zaccardo «Palacio resta un vero fenomeno Il Bologna deve aspettare Destro»

- di Claudio Beneforti

Cristian Zaccardo non le è ancora passata la voglia di dare calci a un pallone?

«No, anche perché sto bene fisicament­e. Quando ero giovane io volevano la gente esperta, ora che io sono esperto vogliono i giovani». E come la mettiamo? «Aspetto, non mi arrendo. Una volta non mi vuole il presidente, una volta mi vuole il presidente e non l’allenatore, una volta mi vogliono tutti e due e poi l’allenatore viene cacciato 4 giorni più tardi».

Può anche dire basta a 36 anni…

«No, per fare il procurator­e o l’allenatore ho tanto tempo. Il patentino da allenatore l’ho congelato a Coverciano, ho fatto un corso speciale con gli altri campioni del mondo, ma mi sento ancora un giocatore. E anche di serie A«.

Di sicuro la fiducia in se stesso non le manca.

«Se qualcuno mi vuole mettere alla prova, io sono pronto. Prima un giocatore alla mia età aveva già dato tutto, ora no, ora può ancora dare tanto».

Non a caso Donadoni ha voluto a tutti i costi Palacio.

«Stiamo parlando di un grande giocatore. Palacio ha qualità e intelligen­za tattica, salta l’uomo, è molto veloce. È un attaccante difficile da marcare, anche perché sa sempre dove mettersi e giocare con gli altri. Poi sa fare gol. L’ultimo me lo ha segnato in Inter-Carpi 1-1, ricordo che lo fece su respinta del portiere».

Le segnò anche due gol quando lei giocava nel Parma allenato da Donadoni e che in porta aveva Mirante.

«Ma anch’io un paio di gol gliel’ho fatti. Lo conosco solo da avversario, ma mi hanno detto che oltre a essere un grande profession­ista è anche un’ottima persona».

Bologna e il Bologna quanto sono lontane per lei?

«Sono lontane ma anche vicine, sono arrivato a Casteldebo­le nel ‘91 e me ne sono andato nel 2004. Ero bambino e a Bologna sono diventato uomo. Ho cercato anche di tornare, sarebbe stata una bella favola che si chiude, ma ci sono solo andato vicino». Vicino? Quando? «Mi chiamò Pioli, ma presero Mantovani. E così il mio Bologna che più ho dentro è rimasto quello di Guidolin».

Che dovunque è andato ha chiesto Zaccardo.

«È il mio allenatore, quello che mi ha dato di più in tutti questi anni. Mi volle al Palermo, mi prese al Parma dopo la Bundesliga. Con lui ho fatto anche 5 gol in un solo anno a Palermo e 6 gol nel Parma».

A Parma ha ritrovato Donadoni.

«Era stato qualche anno prima il ct che mi aveva tolto di dosso la maglia azzurra. Ci rimasi male, ma una volta insieme a Parma ci scherzammo anche su».

Qual è la differenza tra Guidolin e Donadoni?

«Guidolin è un po’ più bravo nella fase di difesa, Donadoni in quella di attacco».

Lei a Milano è stato compagno di squadra di Destro.

«Pensavo che Bologna gli consentiss­e di esplodere di nuovo, invece continua a fare fatica. Ha grandi potenziali­tà e il Bologna fa bene ad aspettarlo, ma Mattia deve capire che i treni non passano per tutta la vita».

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Carriera Cristian Zaccardo, campione del Mondo con la nazionale, ha giocato con Bologna, Milan, Parma e Palermo

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