LA BELLA LEZIONE DEI NOSTRI GIOVANI
L’allarme suscitato dalle notizie della sequenza terribile di aggressioni sessuali delle ultime settimane può avere indotto qualcuno a pensare che stiamo attraversando un momento particolarmente buio, in cui le violenze e le prevaricazioni dei più forti e più prepotenti sui più deboli sono in crescita. Non sappiamo se i crimini sessuali siano davvero aumentati, considerato l’elevato sommerso di tali reati, ma anche se così non fosse risulta difficile allontanare dalla mente il sospetto che i prevaricatori non possano essere fermati e che le vittime siano indifese. Episodi come quelli riferiti dalle cronache, infatti, sono gravissimi non solo in sé, ma anche perché possono produrre l’effetto di mettere in crisi la fiducia che abbiamo negli altri e instillare il dubbio che di fronte alle sopraffazioni si sia sostanzialmente soli.
Un gruppo di liceali di Faenza, tuttavia, ha promosso un’iniziativa che apre una prospettiva nuova sulla nostra società. Come riferiamo oggi a pagina 3, tutto nasce dopo che un giovane studente, vivendo la propria omosessualità alla luce del sole, ha subito fuori dalla scuola una serie di odiosi e intollerabili atti di violenza verbale e fisica da parte di un coetaneo. Non si tratta certo di una novità. L’esperienza di assistere a manifestazioni di odio e di persecuzione nei confronti delle persone omosessuali, o di altre categorie considerate per qualche ragione diverse, non è certo rara. Ma se atti di prevaricazione sono tutt’altro che una prerogativa delle società frettolosamente giudicate arretrate, le reazioni a simili episodi possono fare la differenza. Così, se i compagni di classe decidono di non voltare la testa dall’altra parte, bensì di mobilitarsi, collettivamente, mostrando concretamente la propria solidarietà e il proprio appoggio al compagno vittima delle violenze, allora la fiducia interpersonale è meno debole, le vittime sono meno sole, i perpetratori più isolati di quanto non siamo soliti pensare.
Se alla fine avremo cambiato un po’ prospettiva lo dovremo a due insegnamenti che ci vengono dalla vicenda. Il primo è che il cambiamento della cultura di una società viene proprio da quel gruppo spesso troppo sbrigativamente additato come privo di valori e passivo: i giovani. Il secondo è che tale cambiamento richiede di combattere le prevaricazioni e rifiutare di essere complici di azioni abiette, anche quando sono apparentemente poco gravi. Spesso, infatti, lo sono solo per chi le osserva, ma non certo per chi le subisce.