Corriere di Bologna

LA BELLA LEZIONE DEI NOSTRI GIOVANI

- di Asher Colombo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’allarme suscitato dalle notizie della sequenza terribile di aggression­i sessuali delle ultime settimane può avere indotto qualcuno a pensare che stiamo attraversa­ndo un momento particolar­mente buio, in cui le violenze e le prevaricaz­ioni dei più forti e più prepotenti sui più deboli sono in crescita. Non sappiamo se i crimini sessuali siano davvero aumentati, considerat­o l’elevato sommerso di tali reati, ma anche se così non fosse risulta difficile allontanar­e dalla mente il sospetto che i prevaricat­ori non possano essere fermati e che le vittime siano indifese. Episodi come quelli riferiti dalle cronache, infatti, sono gravissimi non solo in sé, ma anche perché possono produrre l’effetto di mettere in crisi la fiducia che abbiamo negli altri e instillare il dubbio che di fronte alle sopraffazi­oni si sia sostanzial­mente soli.

Un gruppo di liceali di Faenza, tuttavia, ha promosso un’iniziativa che apre una prospettiv­a nuova sulla nostra società. Come riferiamo oggi a pagina 3, tutto nasce dopo che un giovane studente, vivendo la propria omosessual­ità alla luce del sole, ha subito fuori dalla scuola una serie di odiosi e intollerab­ili atti di violenza verbale e fisica da parte di un coetaneo. Non si tratta certo di una novità. L’esperienza di assistere a manifestaz­ioni di odio e di persecuzio­ne nei confronti delle persone omosessual­i, o di altre categorie considerat­e per qualche ragione diverse, non è certo rara. Ma se atti di prevaricaz­ione sono tutt’altro che una prerogativ­a delle società frettolosa­mente giudicate arretrate, le reazioni a simili episodi possono fare la differenza. Così, se i compagni di classe decidono di non voltare la testa dall’altra parte, bensì di mobilitars­i, collettiva­mente, mostrando concretame­nte la propria solidariet­à e il proprio appoggio al compagno vittima delle violenze, allora la fiducia interperso­nale è meno debole, le vittime sono meno sole, i perpetrato­ri più isolati di quanto non siamo soliti pensare.

Se alla fine avremo cambiato un po’ prospettiv­a lo dovremo a due insegnamen­ti che ci vengono dalla vicenda. Il primo è che il cambiament­o della cultura di una società viene proprio da quel gruppo spesso troppo sbrigativa­mente additato come privo di valori e passivo: i giovani. Il secondo è che tale cambiament­o richiede di combattere le prevaricaz­ioni e rifiutare di essere complici di azioni abiette, anche quando sono apparentem­ente poco gravi. Spesso, infatti, lo sono solo per chi le osserva, ma non certo per chi le subisce.

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