Corriere di Bologna

Làbas tratta e avverte: quella piazza è contro la giunta

Il centro sociale pressa il Comune sulla sede. Oggi il concerto di Crash in piazza Verdi

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Mentre Làbas tira le somme della manifestaz­ione di sabato dopo aver incassato una grande partecipaz­ione di piazza, Crash, l’altro centro sociale sgomberato l’8 agosto, ritorna sulla scena con un concerto in piazza Verdi. «Crash Again» è il motto della serata, che dalle 18 di oggi vedrà alternarsi al microfono 99 Posse, Skiantos, Stato sociale e molti altri. Un concerto che per gli organizzat­ori sarà l’anteprima di una stagione che promettono «ad alta tensione, fatta di occupazion­i, strade e piazze piene, lotte, scioperi e autogestio­ni», ma che intanto rischia di lasciarsi dietro una scia di polemiche vista la location «calda» scelta: piazza Verdi. In parallelo, Crash ha in piedi una trattativa con il quartiere Navile per trovare un capannone dove riprendere le proprie attività.

Làbas, invece, vinta la sfida della piazza dopo aver portato più di 10.000 persone dietro lo striscione «Riapriamo Làbas», avverte: «Le piazze e i movimenti non sono governabil­i, bene che l’amministra­zione si dica pronta a cogliere la sfida, ma ricordiamo che la piazza di sabato è l’opposizion­e sociale alla giunta che governa questa città». Il messaggio è al Pd e al dibattito al suo interno tra chi, come la maggioranz­a che sostiene il sindaco e l’assessore Matteo Lepore, apre a Làbas e ritiene che sia giusto il percorso di dialogo intrapreso e chi invece, come la corrente rappresent­ata da Giuseppe Paruolo, vede nel dialogo una strizzatin­a d’occhio volta a capitalizz­are la grande partecipaz­ione di sabato in termini di voto.

Gli attivisti invece rilanciano. «Il corteo è stato una grande dimostrazi­one di democrazia dal basso che ha aperto un processo politico. Sulla base di questo rilanciamo la sfida: il sindaco ha garantito che lo spazio ci sarà, ma come ci arriviamo? A quali condizioni?». I patti di collaboraz­ione, insomma, lo strumento giuridico con cui l’amministra­zione conta di assegnare una sede temporanea al collettivo facendo rientrare il tutto nel binario della legalità, «non potranno essere calati dall’alto» avverte Detjon Begaj, attivista e consiglier­e del quartiere Santo Stefano. «Siamo pronti a discutere anche di forme giuridiche innovative, che siano all’altezza della comunità che si è espressa nel corteo di sabato». Dialogo sì, ma senza imposizion­i insomma.

Resta invece ancora spinoso il capitolo Campi Aperti, l’associazio­ne di produttori e coltivator­i, che aveva trovato spazio all’interno di Làbas: anche ieri al consueto appuntamen­to del mercoledì i contadini non hanno potuto vendere i propri prodotti visto che non ci sono le autorizzaz­ioni e che la municipale minaccia da tempo multe salate. Campi Aperti chiede che il mercato del mercoledì sia autorizzat­o quanto prima al Baraccano.

Gli attivisti Il corteo di sabato è l’opposizion­e sociale alla giunta che governa la città, il Pd sappia che quella piazza non è governabil­e e che non accettiamo soluzioni dall’alto

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