Nuove regole, pochi soldi Ora ai Centri per l’impiego arrivano i licenziamenti
A rischio in 37. La società: «La Regione non ha stanziato risorse»
Gli ultimi casi I sette licenziamenti per le addette nella mediazione culturale con gli utenti stranieri
Trentasette lettere di licenziamento nel giro di poche settimane: i lavoratori privati dei Centri per l’impiego della provincia sono appesi a un filo, a meno di tre mesi dal fatidico 1 dicembre a partire da cui entrerà in vigore il sistema degli accreditamenti che sostituirà gli appalti.
Martedì sono arrivate sette lettere di licenziamento per le dipendenti del consorzio Sol.co Insieme Bologna, tutte madrelingua impegnate nella mediazione culturale con gli utenti stranieri. Secondo l’azienda mancano i fondi per arrivare al 30 novembre: l’affidamento iniziale, spiega la missiva, «aveva una data di cessazione inizialmente fissata al 30/06/2017», poi la Regione «autorizzava una proroga al 30/11/2017, senza lo stanziamento di ulteriori risorse» e così i soldi disponibili, 125.244 euro «consentono a Solco Insieme Bologna di proseguire nella gestione dei servizi solo fino al 30/09/2017».
Una doccia fredda per i sindacati, soprattutto perché nella lettera il consorzio ha messo nero su bianco di non poter ricollocare i dipendenti: «Fino a pochi giorni prima di comunicare i licenziamenti, Sol.co aveva informato il sindacato di essere nelle condizioni di ricollocare il personale, anche in attesa di eventuali rifinanziamenti da parte della Regione», attacca Simone Raffaelli della Cgil. Prima della Sol.co, a inizio agosto, si era già mossa la Conform, che fa parte dello stesso partenariato che ha in carico alcuni dei servizi offerti dai Centri per l’impiego di Bologna, avviando le procedure per 30 dipendenti (ma nell’organico c’era anche un trentunesimo tempo determinato). Il motivo, in questo caso, è che dall’1 dicembre «non sono previsti avvisi di affidamento o gare di appalto sul territorio regionale che possano consentire una continuità lavorativa nell’ambito delle politiche attive del lavoro».
Colpa del passaggio dal sistema degli appalti a quello dell’accreditamento che partirà dall’1 dicembre, previsto dalle norme regionali che recepiscono le riforme del Jobs Act sui Centri per l’impiego. Secondo azienda e sindacati, oltre all’accreditamento, alcune funzioni come l’accoglienza passeranno ai dipendenti pubblici. È stato questo a spingere l’amministratore unico di Conform, Marco Gaione, a far partire le trenta lettere di licenziamento: «Noi facciamo accoglienza e orientamento da sempre, ma se non ci sono più appalti dobbiamo fare altre scelte. Con l’accreditamento possiamo lavorare in tutta la regione ma, esagerando, si possono ricollocare un terzo delle persone coinvolte». Il 21, in Città metropolitana, ci sarà un tavolo per affrontare la situazione della Conform: «Chiediamo che vengano ritirate le procedure e che sia garantita la continuità occupazionale — spiegano Annamaria Margutti della Cgil e Alessandro Grosso della Cisl —. Questi lavoratori hanno una professionalità che va oltre l’accoglienza». Almeno su una cosa azienda e sindacati sono d’accordo: difficilmente basterà l’attuale ottantina di dipendenti pubblici su Bologna per tenere i Centri per l’impiego aperti. E quindi, la tenuta dei centri per l’impiego dall’1 dicembre è un’incognita.
«Trenta persone sono tante. Dal primo dicembre chi lo fa il servizio di accoglienza nei centri per l’impiego?», chiede Gaione. Mentre per il responsabile dell’organizzazione della Funzione pubblica Cgil, Marco Pasquini, «ci sono tre ordini di problemi: i lavoratori rischiano di perdere il posto, il servizio va in sofferenza perché queste persone sono strutturali e l’utenza rischia poi di avere un servizio non adeguato». E resta da capire che cosa sarà dei lavoratori di una terza azienda, Aeca, a sua volta parte del partenariato.