COGLIERE I CAMBIAMENTI
Forse la classe operaia prima o poi andrà in paradiso (ovvio, senza fretta). Intanto è sicuro che va di meno in fabbrica. Ci sono più posti per i colletti bianchi che per le tute blu. Non è ancora una rivoluzione ma un bel cambiamento sì. Attenzione: non si parla di titoli di studio ma di tipo di lavoro. Già alla fine del secolo scorso vari stabilimenti europei esibivano un primato: operai non con la terza media ma quasi tutti con diploma superiore. Più colti, ma pur sempre mano d’opera. Adesso Bologna mostra un volto nuovo: gli impiegati sono l’esercito vincente. Chi organizza è più di chi produce. È utile chiedersi: la politica l’ha capito? Ci ha ragionato su? La domanda riguarda in primis il Pd. Purtroppo pare sia stato in altre faccende affaccendato. Negli ultimi tempi soprattutto. Se la Festa dell’Unità non è più un business ma un buco o almeno un buchetto di bilancio, ci ha messo lo zampino anche Giove pluvio. Nel glorioso passato la gente avrebbe aperto l’ombrello per non andarsene. Oggi c’è addirittura chi, ispirandosi all’ombrello, si lascia andare a un non encomiabile gesto di rifiuto, davanti al tradizionale rito chiamato dibattito. Ci sarà ben poco di democratico, ma anche la democrazia non è più quella di una volta. È molto difficile appassionarsi alle manovre dell’ex partitone e dei suoi interpreti. Alla sfida e alla disfida più a suon di tweet e di tessere che d’idee. Per ascoltare Zangheri e C. (con la c che sta per compagni) non si arretrava causa acquazzone. Oggi con Critelli e Rizzo Nervo basta una pioggerella. Non è tuttavia solo questione di nomi, bensì di visione del (nostro) mondo. Il Pci rosso fuoco seppe governare una Bologna in crescita. Quando cantava Nilla Pizzi, nel 1955, c’erano meno di cinquemila televisori. Sette anni dopo erano quasi 80.000. La terra più comunista d’Europa primeggiava per gli abbonamenti mensili a Selezione e per i biglietti del cinema. Ma, dato più importante, una famiglia su tre era diventata proprietaria della casa. Adesso il Pd rosa pallido stenta nella strategia anti o post crisi. Cogliere al volo i cambiamenti sociali è indispensabile per governarli. Il discorso vale anche per il sindacato, anche se va riconosciuto che è stata la Fiom a segnalare la novità. La fabbrica rovesciata può richiamare il paradosso nazionale. Il ceto medio, diventato maggioranza dove avviene la produzione, si è proletarizzato in busta paga. Basta andare in Galleria Cavour, per accorgersi che il bolognese medio gira alla larga dal lusso. Ovunque si fa meno Festa. Non solo al Parco Nord.