Verasani: «La mia voglia di narrare il quotidiano»
Esce oggi il nuovo romanzo dell’autrice bolognese. Presentazione martedì all’Ambasciatori
Tutto inizia con un piccione che blocca la strada. Piove. La donna al volante accende la settima sigaretta. Lo implora di spostarsi. Non vuole schiacciarlo. Da quel momento inizia un viaggio nella memoria, nella scrittura, nell’amore, nella solitudine.
Il nuovo romanzo di Grazia Verasani, La vita com’è. Storia di bar, piccioni e giovani scrittori (La nave di Teseo), in libreria da oggi, è un appassionato bilancio artistico ed esistenziale. E non solo. «L’idea del libro — ci chiarisce la scrittrice bolognese — nasce da una domanda: è possibile rappresentare esattamente le cose come sono? È un’affermazione dello Scrittore cui la protagonista si rivolse agli esordi per capire se i suoi racconti potevano trovare la via della pubblicazione. Tutto il romanzo nasce dalla voglia di narrare il quotidiano, sapendo che è impossibile renderlo senza il filtro dell’immaginazione».
Lo Scrittore nelle descrizioni nasconde, in modo trasparente, Gianni Celati. Come il Poeta cui si rivolse la protagonista è Roberto Roversi, prodigo di consigli ai giovani. «C’era in me la voglia di rievocare un mondo letterario scomparso e di metterlo a confronto con quello d’oggi». Per questo l’altro personaggio fondamentale è un Giovane Scrittore che chiede alla scrittrice, ormai professionista, consigli su un suo romanzo, iniziando anche un corteggiamento stretto.
«Il desiderio di ripercorrere quel passato nasce dall’aver visto aspiranti autori allo sbando. Oggi c’è assenza di maestri, di incontri letterari e umani che ti indirizzino e ti stimolino a coltivare con ostinazione il tuo sogno». Nel romanzo c’è altro: «Narro la vita di quartiere, la piccola libreria, il bar, la tempra degli anziani. C’è un filo di humor nero, legato all’amore, alla solitudine come scelta di vita. Volevo fosse un libro divertente ma che facesse riflettere».
Tutto nasce da un incontro reale, che Verasani ha raccontato su Facebook: «Metto in luce il divario generazionale. E tratteggio l’industria editoriale che ti chiede plot sicuri, libri facili e soprattutto una velocità che non lascia il tempo di crescere». Sembra ci sia una autodifesa dal dolore: «E invece no. C’è affetto. Io non credo che i giovani di oggi siano incapaci. Spesso non gli diamo le possibilità per emergere. Dominano i furbetti, chi si sa vendere: l’apparenza di cui parlava Celati». Il libro sarà presentato con Ezio Bosso alla libreria Ambasciatori martedì 26 alle 18.