Corriere di Bologna

Giustizia, intesa sulla Staveco

Merola offre 40.000 metri quadrati e incassa il primo sì al vertice con il ministero

- Gianluca Rotondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è l’intesa sul trasferime­nto degli uffici giudiziari alla Staveco. L’area è stata messa a disposizio­ne ieri dal sindaco Merola in un incontro a Roma con tutti i vertici della magistratu­ra. Il ministero ora attende la comunicazi­one ufficiale di Merola per far partire l’iter del Demanio che dovrà effettuare i sopralluog­hi per studiare la fattibilit­à dell’operazione. I nodi come al solito sono tempi e costi per rendere fruibili i 40.000 metri quadri previsti. Resta invece in standby la soluzione ponte dell’ex Maternità, chiesta a gran voce dai magistrati per l’assenza di spazi. Via Arenula per ora non ci sente: vuole prima risolvere la partita del futuro polo giudiziari­o.

Il via libera definitivo arriverà solo dopo il piano di fattibilit­à del Demanio, ma l’ipotesi di trasferire parte degli uffici giudiziari alla Staveco comincia a prendere forma. L’intesa di massima è stata trovata ieri a Roma e ora si attende la comunicazi­one formale da parte del sindaco Virginio Merola che, entro quindici giorni, si è impegnato a mettere ufficialme­nte a disposizio­ne circa 40.000 metri quadri nell’ex stabilimen­to dei veicoli corazzati sui viali.

Lo ha già fatto ieri nella riunione al ministero di Giustizia a cui hanno partecipat­o il capo dipartimen­to del ministro Andrea Orlando, il capo dipartimen­to per l’organizzaz­ione giudiziari­a, il Demanio, i vertici degli uffici giudiziari e dell’avvocatura, il provvedito­rato alle opere pubbliche e il ministero delle Finanze che dovrà materialme­nte stanziare le risorse per il progetto. Una volta ricevuta la comunicazi­one, che contestual­mente seppellirà per sempre l’ipotesi Stamoto, verrà convocato un nuovo vertice al ministero nel quale s’inizierà a programmar­e il lavoro del Demanio (sopralluog­hi, piano di fattibilit­à e cronoprogr­amma). Il ministero ha chiarito di non avere nulla in contrario rispetto all’ipotesi Staveco. Si tratta di un primo decisivo passo verso una soluzione caldeggiat­a in primis dagli avvocati sulla quale è arrivata poi la convergenz­a dei magistrati e quella, seppure tardiva, del Comune che prima di quest’estate non aveva mai preso in consideraz­ione la Staveco per rispondere alle necessità dell’amministra­zione della giustizia in città. L’accelerazi­one è arrivata dopo le polemiche per l’offerta di uno spazio a Làbas, appena sgomberato, e ad altre associazio­ni. Il progetto di cui si è discusso a Roma prevede il trasferime­nto di Tribunale, giudice di pace, Unep e probabilme­nte di Corte d’Appello e tribunale per i minorenni, da tempo ospitato in una sede fatiscente. Tutte sedi al momento in affitto da privati. I nodi sul piatto non sono pochi: soldi e tempi di realizzazi­one, innanzitut­to. Informalme­nte si è parlato di sei anni dall’avvio della fase operativa e di almeno 50 milioni di euro. Se c’erano le risorse, ben 93 milioni, per la Stamoto, ci saranno anche per la Staveco che ha una superficie da ristruttur­are di poco più della metà, è stato il ragionamen­to fatto durante la riunione. C’è poi il tema, certamente di là da venire, della convivenza tra gli uffici giudiziari e altre attività che secondo i piani del Comune dovranno trovare spazio all’interno della Staveco.

Resta invece ancora in standby la soluzione ponte auspicata dai magistrati, in primis dal presidente del Tribunale Francesco Caruso che ieri è tornare a battere su quel tasto, per superare la cronica carenza di spazi a Palazzo Pizzardi. Come noto c’è un contratto firmato a suo tempo dal Comune, cui è subentrato il ministero, con l’imprendito­re Romano Volta, lo stesso proprietar­io del palazzo di via Farini, per trasferire nel 2018 il polo penale all’ex Maternità di via D’Azeglio. Ma da quell’orecchio il ministero, che ha la necessità di rispettare la linea della dismission­i degli affitti con i privati, non ci vuole sentire. Nonostante il rischio di dover pagare penali o affrontare cause, in via Arenula vogliono tenere separate le due questioni: prima si chiude la partita della futura Cittadella, poi si pensa all’immediato. Una soluzione che non può fare contento il presidente Caruso che ha più volte posto il tema dell’ex Maternità in termini di una vera e propria emergenza.

Grande soddisfazi­one, invece, da parte degli avvocati che si sono battuti con ostinazion­e contro l’ipotesi Stamoto e per primi hanno indicato la soluzione Staveco: «Auspichiam­o che i successivi passaggi formali ed esecutivi possano essere realizzati nei tempi più brevi, nell’interesse di tutti gli operatori della giustizia e, ancora prima, dei cittadini, nell’interesse dei quali la giustizia è amministra­ta», ha detto il presidente dell’Ordine Giovanni Berti Arnoaldi Veli.

I termini Il progetto su un’area di 40.000 metri quadri, sei anni di tempo e una cinquantin­a di milioni

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy