Sgombero di Làbas, undici avvisi di fine indagine
Sono accusati di resistenza e lesioni aggravate ai danni degli agenti
Il bilancio Feriti sei agenti, due con una prognosi di 30 giorni, e un funzionario colpito da una bottiglia
Un’indagine lampo avvicina gli attivisti di Làbas al processo per quanto accaduto durante lo sgombero del centro sociale lo scorso 8 agosto. Undici attivisti del collettivo vicino al Tpo sono indagati a vario titolo per reati che vanno dalla resistenza alle lesioni aggravate nei confronti dei poliziotti e degli agenti della Digos che quel giorno sono intervenuti in via Orfeo per dare seguito al sequestro emesso quasi due anni prima dalla Procura dopo la denuncia della proprietà, la Cassa Depositi e Prestiti che dopo un’iniziale apertura nei confronti degli occupanti ha spinto affinché dopo cinque anni di occupazione venisse liberata l’ex caserma rimasta abbandonata per anni.
In meno di un mese e mezzo il procuratore capo Giuseppe Amato e il pm Antonello Gustapane hanno chiuso l’inchiesta e inviato il fine indagine agli indagati, le cui posizioni sono state isolate dalla Digos attraverso i video girati durante lo sgombero. Una tempistica che, come già accaduto per gli scontri per il caro mensa e lo smontaggio dei tornelli alla biblioteca del 36 da parte del Cua, segna un’inversione di tendenza rispetto a un tempo, quando i fascicoli su antagonisti e reati di piazza languivano negli uffici di via Garibaldi oppure s’impantanavano in Tribunale in attesa di un’udienza utile per poi avvicinarsi inesorabilmente alla prescrizione.
Per lo sgombero di Làbas sono finiti nel registro degli indagati alcuni degli attivisti che quella mattina hanno tentato (con poche possibilità di successo) di impedire l’ingresso dei poliziotti. In tutto rimasero feriti sei agenti, due con una prognosi di 30 giorni, mentre un funzionario della Digos, raggiunto da una bottigliata e da un cerchione o un pneumatico, ne ha avuti 15. Dopo le cariche del reparto rimasero feriti anche una decina di attivisti del centro sociale con prognosi dai 15 ai 25 giorni. Ora la battaglia si sposta davanti al gip e nel caso in Tribunale.
La mattina dell’8 agosto mentre alcuni militanti, una settantina quelli che si erano dati appuntamento in via Orfeo, si sono barricati all’interno creando barriere di pneumatici e balle di fieno e lanciando petardi contro gli agenti, altri hanno formato un cordone sedendosi davanti al portone dell’ex caserma per fare resistenza passiva. A quel punto gli agenti della Digos hanno iniziato a portare via di peso i primi militanti, poco dopo sono stati lanciati oggetti verso le prime file di poliziotti del reparto ed è partita la carica. In pochi minuti lo schieramento ha avuto facilmente la meglio ma la polizia ha preso il controllo della struttura solo dopo che i vigili del fuoco hanno spento l’incendio appiccato all’interno.
Come noto, dopo lo sgombero gli attivisti di Làbas hanno lanciato la manifestazione dello scorso 9 settembre mentre il Comune si è impegnato a trovare un nuovo spazio dove il centro sociale potesse trasferire le tante attività che hanno animato per cinque anni il centro sociale, intorno al quale si è creata una solidarietà testimoniata dalle oltre diecimila persone che hanno sfilato in città il 9 settembre senza creare alcun problema. Il sindaco Merola ha promesso a Làbas uno spazio alla Staveco e, a poche ore da quella manifestazione, si è impegnato a trovare al più presto una soluzione transitoria in attesa dei lavori all’ex stabilimento di veicoli militari. Si tratta, come noto, di vicolo Bolognetti.