Comune e Regione contro il palazzo anti-stranieri L’allarme della Cgil: è un problema molto diffuso
L’assessore Gieri: «Nessun bolognese può essere d’accordo». Le associazioni dei proprietari: «Mai visto prima»
Per il Comune è stato «un errore», secondo la Regione si tratta di «un problema culturale». «Una vergogna», invece, è la sintesi della Cgil, mentre le associazioni di proprietari parlano di «fatto estremamente negativo». Il cartello appeso nel palazzo di via del Borgo di San Pietro e rimosso mercoledì mattina dopo diversi giorni, in cui si spiegava che per i subentri negli affitti «non si prendono in considerazione stranieri anche se in possesso di permesso di soggiorno», fa discutere. Mentre gli inquilini dello stabile, affiancati dal collettivo Noi Restiamo e dal sindacato Asia Usb, hanno risposto con una raccolta firme e dando appuntamento a proprietà e amministrazione (che ieri si è in qualche modo rammaricata per quanto avvenuto) per lunedì pomeriggio. «Penso che nessun bolognese avveduto possa essere d’accordo con un cartello del genere, è positivo che sia stato tolto», sostiene da Palazzo d’Accursio l’assessora Virginia Gieri. Per la titolare della delega alla casa è stato «un errore anche solo pensarlo un messaggio di questo genere» e «ci sono principi che vanno applicati ovunque, anche negli edifici privati: il diritto di uguaglianza e di non discriminazione è un principio costituzionale». Insomma, «bisogna evitare in modo assoluto che Bologna possa avere questo tipo di discriminazione». Ma l’episodio, per Gieri, non ricade nella casistica più frequente: «Nella ricerca di appartamenti il problema che troviamo più spesso non è quello del razzismo, ma le difficoltà per il costo della locazione». Dalla Regione interviene l’assessore alla Cultura e Legalità Massimo Mezzetti: «In questo Paese sta cambiando qualcosa nel corpo sociale. Evidentemente le paure stanno generando pregiudizi anche in eccesso. Mi ricorda quando i miei genitori emigrarono a Torino a fine anni Cinquanta e c’erano i cartelli “non si affitta ai terroni”». Mezzetti è dubbioso sull’effettiva responsabilità della segretaria, individuata dall’amministrazione come l’autrice del cartello: «Mi sembra poco credibile questo scaricabarile. Sarebbe più opportuna un’assunzione di responsabilità. Ma almeno questo denota un senso di colpa». Duro il commento della Cgil: «La cosa è molto più diffusa di ciò che pensiamo, sembra di tornare agli anni ’50 — scandisce Sonia Sovilla della segreteria di via Marconi —. È una cosa grave, inserita in un contesto di aumento di razzismo quotidiano preoccupante». Dalle associazioni di proprietari il coro è unanime: «Non siamo per nulla d’accordo e non daremmo mai un consiglio così», commenta il presidente di Assoproprietari Tonino Veronesi. Per Andrea Casarini dell’Uppi «non possiamo condividere questo messaggio assolutamente razzistico». La motivazione del gesto, sosteneva l’amministrazione del palazzo, deriva dal rischio che il permesso di soggiorno degli inquilini stranieri possa scadere e che ci si possa trovare con una persona senza permesso di soggiorno in casa. Ma a sentire le associazioni non è un evento frequente: «Non mi è mai successo – sostiene Alberto Zanni di Confabitare —. E quando ci sono lamentele con gli inquilini, riguardano più spesso gli italiani che gli stranieri».