«Simoncini», quel carattere che ha fatto storia
Al Museo del Patrimonio Industriale una mostra dedicata al tipografo bolognese
I suoi font sono passati sotto gli occhi di milioni di persone, dal Delia usato per gli elenchi telefonici al celebre Garamond messo a punto per i libri Einaudi, a partire da un’edizione di Linea d’ombra di Conrad nella Collana Universale.
Al bolognese Francesco Simoncini, capace di contendere agli americani il primato nel design dei caratteri tipografici con le sue innovazioni, è dedicata sino al 12 novembre la mostra «Metodo Simoncini. Ricerca di un’estetica dell’insieme», che si inaugura oggi alle ore 17,30 nel Museo del Patrimonio Industriale di via della Beverara 123 alla presenza di Giovanni Simoncini, figlio di Francesco. Un’autentica goduria per appassionati, capace di intrigare pure chi non ha alcuna familiarità con punzoni e matrici. Il laborioso percorso che si nasconde dietro il successo di un font viene raccontato in modo divulgativo, pescando anche in 3 armadi con le cartelle dei fogli preparatori. Mostrando come una piccola officina a conduzione familiare sia divenuta una realtà all’avanguardia mondiale, con un grande stabilimento a Rastignano dopo essere passati per via delle Fragole. Una storia che ne ricorda altre ripercorribili nell’ex Fornace Galotti che da gennaio a giugno, segnala il presidente dell’Istituzione Bologna Musei, Roberto Grandi, ha avuto un incremento di visitatori del 28%.
La leggibilità è stata la bussola seguita da Simoncini, scomparso nel 1975, a cui si deve in particolare l’intuizione, primo al mondo, di distorcere i bordi dei caratteri in partenza per ottenere una resa più efficace in fase di stampa. Come raccontano i tanti materiali, i vari esempi e un filmato pressoché unico realizzato dentro lo stabilimento. Con la possibilità di scoprire anche qualche marchiano errore storico legato al Garamond Simoncini, autentico marchio di fabbrica. In realtà la mostra rivela che alla base di quel font c’era un carattere di base erroneamente attribuito per secoli al tipografo francese del ‘500 Claude Garamond, da ascrivere invece al suo collega Jean Jannon, vissuto un secolo dopo. La mostra di Simoncini costituisce poi una sorta di ghiotta anticipazione delle tante iniziative della «grande festa delle lettere» che l’anno prossimo ricorderà un altro maestro dei caratteri come il bolognese Francesco Griffo, padre del corsivo, a 500 anni dalla morte.
Un preludio costato 2 anni di ricerche, ideato da Manuel Dall’Olio e curato da Elisa Rebellato e Antonio Cavedoni, che ha progettato caratteri per 7 anni a Cupertino, in California, per la Apple.