La prorettrice «chiama» Roma «Norme confuse, intervenga»
Università, indagine della Guardia di Finanza. «Danno erariale da 3,9 milioni di euro». Sette già a processo
L’Alma Mater La prorettirice Elefante: «Le norme sono confuse, intervenga Roma» Non entrano nei dettagli e non si sbilanciano nella difesa dei 25 professori segnalati alla Corte dei Conti per il doppio incarico (e il doppio stipendio), ma i vertici dell’Alma Mater, per bocca della prorettrice alle Risorse umane Chiara Elefante, spostano l’attenzione sulla legislazione nazionale in materia di attività extra accademiche dei docenti. «Il quadro normativo è confuso – spiega la professoressa Elefante -, poco chiaro e contraddittorio, ci sono differenze interpretative anche tra le sentenze. La legge non stabilisce con chiarezza quali siano le attività che si possono legittimamente esercitare e quali no». Le contestazioni che la Guardia di Finanza ha sollevato sui 25 docenti del dipartimento di Ingegneria industriale riguardano quattro casi di cariche in consigli di amministrazione incompatibili con lo status di dipendente a tempo pieno dell’università, e altri 21 casi di docenti e ricercatori titolari di partita Iva che avrebbero svolto attività extra in maniera sistematica e non occasionale, ma per la prorettrice il discorso andrebbe allargato. «Servirebbe una riflessione a livello nazionale. Il tema è molto serio e riguarda lo status giuridico di docente. Anche l’Anac, l’Autorità anticorruzione, ha detto che servirebbe un intervento legislativo per fare chiarezza. La riforma Gelmini ad esempio – spiega Elefante – in qualche modo incentiva le attività dei docenti nel campo delle consulenze e delle partecipazioni a convegni, ma non fissa un limite quantitativo, mentre altre norme fissano un’incompatibilità tra il tempo pieno e la partita Iva. Ma spesso l’apertura della partita Iva è richiesta in via precauzionale per retribuire attività non inquadrabili però poi non viene utilizzata. Non si può fare un’equazione diretta tra possesso della partita Iva e incompatibilità». Se da un lato però per l’Alma Mater la scarsa chiarezza normativa favorirebbe situazioni al limite dell’illecito, dall’altra la Guardia di Finanza ha segnalato casi di docenti che non avevano chiesto l’autorizzazione dell’Ateneo e questa è sicuramente un’irregolarità. «Se verrà provato — assicura la prorettrice — che non avevano l’autorizzazione, ne risponderanno. Ma non è detto che non l’avessero. Io comunque non conosco nel dettaglio le situazioni, è prematuro entrare nel merito». (An.B.)
Quattro anni dopo il sequestro da 300.000 euro al professor Paolo Vestrucci, il dipartimento di Ingegneria industriale dell’Alma Mater torna nel mirino delle Fiamme gialle. Tredici docenti e dodici ricercatori sono stati segnalati alla Corte dei Conti per aver svolto attività lavorative incompatibili con l’impiego accademico a tempo pieno: avrebbero causato un danno erariale di quasi 4 milioni di euro.Gli accertamenti del Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno sollevato il velo su un malcostume piuttosto diffuso, anche se i vertici dell’Università corrono ai ripari e puntano il dito contro una normativa accusata di essere poco chiara.
«Le investigazioni di polizia economico-finanziaria — spiega la Guardia di Finanza in una nota –—sono state condotte nei confronti di quei dipendenti che avevano optato per il regime di impegno a tempo pieno». Gli accertamenti sono durati due anni su delega della Procura regionale presso la Corte dei Conti, che ha già chiuso l’istruttoria per sette docenti, che tra poche settimane saranno processati dalla magistratura contabile. Se l’incompatibilità dei doppi incarichi dovesse essere confermata, professori e ricercatori saranno chiamati a restituire all’Alma Mater le somme indebitamente percepite, come ha già fatto solo pochi mesi fa il professor Paolo Vestrucci, condannato dalla Corte dei Conti a restituire quasi 214mila euro. Dal suo caso, che aveva creato non poco scompiglio in ambiente accademico, sono scaturiti i controlli a tappeto nel dipartimento che hanno portato alle nuove 25 segnalazioni. Un giro di vite volto a punire un sistema di doppi incarichi che evidentemente, nonostante il clamore di quella prima sentenza, non si è mai stoppato.
I nuovi casi sul tavolo del procuratore regionale Carlo Alberto Manfredi Selvaggi riguardano situazioni diverse tra loro. C’è chi pur svolgendo attività accademica a tempo pieno, ricopre o ha ricoperto cariche di amministratore de- legato o presidente di cda in società commerciali. Si tratta di un professore e tre ricercatori che in totale, se giudicati colpevoli, sarebbero chiamati a risarcire una somma di 591.867,96 euro, pari alla retribuzione pubblica percepita.
Ci sono poi altri tredici casi (12 prof e 9 ricercatori) di accademici titolari di partita Iva che, nonostante l’impegno a tempo pieno in Ateneo, svolgevano sistematicamente attività lavorativa come consulenti in aziende. Il caso più eclatante quello di un docente che ha percepito somme fino a 860mila euro per consulenze extra. Ma le situazioni sono varie: le retribuzioni per incarichi extraaccademici incompatibili vanno dai 15mila euro ai 150, 200 e 300mila euro. Molti di questi, secondo l’accusa, non avevano neanche chiesto all’Università la necessaria autorizzazione per incarichi extra e per questo sette società che si sono avvalse delle loro prestazioni professionali, sono state multate dalle Fiamme gialle per un totale di 27mila euro. Tra di loro c’è anche un ex ricercatore che ha lasciato il dipartimento di Ingegneria per approdare nel team Ferrari. Per tutti questi casi, il danno erariale contestato complessivamente è di 3.339.815,28 euro, cioè la differenza tra le somme percepite a titolo di stipendio da docente a tempo pieno e quelle che invece avrebbero incassato se avessero optato per il regime di tempo definito.
La riforma Gelmini incentivava le attività dei docenti senza fissare limiti Casi diversi Chi ha ricoperto cariche amministrative, chi svolgeva attività con aziende Nei guai Il caso più eclatante: un docente che ha percepito somme fino a 860mila euro extra