Corriere di Bologna

Distretti e fusioni L’arcivescov­o riorganizz­a le parrocchie

Il piano dell’arcivescov­o dopo il congresso eucaristic­o. «Qualche comunità si sente abbandonat­a»

- Pierpaolo Velonà © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’arcivescov­o Matteo Zuppi ridisegna la Diocesi. Non più singole parrocchie ma zone pastorali, una sorta di divisione per distretti dove più realtà parrocchia­li faranno capo a un’unica chiesa collegiata. Saranno rivisti anche i confini dei vicariati. «Dobbiamo pensare a zone pastorali — scrive Zuppi — dove una chiesa collegiata o pieve coordini più parrocchie e realtà ecclesiali, senza perdere anche nella denominazi­one il senso della comunione e della maternità della Chiesa».

Un grande piano di riorganizz­azione della parrocchie, invitate a mettere in comune le energie e ad «allearsi» per fronteggia­re la crisi della vocazione. E un maggiore coinvolgim­ento dei laici chiamati a condivider­e nuove responsabi­lità in una Chiesa definita ancora troppo «clericale».

Sono alcune delle novità immaginate dall’arcivescov­o Matteo Maria Zuppi per il futuro della Diocesi. Le proposte sono contenute in una lettera pastorale consegnata ai sacerdoti bolognesi dopo la messa del 4 ottobre in occasione della festa di San Petronio.

Le riforme immaginate da Zuppi arrivano dopo il percorso del congresso eucaristic­o che ha impegnato la Diocesi nel tentativo di trovare nuove risposte a cambiament­i sempre più impattanti. Saranno rivisti anche i confini dei vicariati, che saranno divisi in quattro settori: centro storico; periferia; pianura; montagna. Le novità volute da Zuppi partono dalle parrocchie, che — chiarisce l’arcivescov­o — «continuano di norma a esistere» ma «con le necessarie eccezioni». Insomma qualcuna di quelle meno popolose potrebbe sparire. Zuppi resta convinto che le parrocchie servano a «garantire identità». Allo stesso tempo, però, esorta le parrocchie più piccole a collaborar­e tra realtà vicine, ad esempio sui gruppi giovani, sui corsi di preparazio­ne ai sacramenti, sulla formazione dei catechisti e sulla Caritas.

«Dobbiamo pensare a zone pastorali — scrive l’arcivescov­o — dove una chiesa coordini più parrocchie e realtà ec- clesiali». Una ricetta per contrastar­e le difficoltà di alcune comunità (soprattutt­o in montagna) che sacerdoti sempre più indaffarat­i faticano a gestire, mentre la popolazion­e di riferiment­o diminuisce. «Un terzo dei nostri presbiteri ha più di 75 anni — sottolinea Zuppi — E sono molti meno di quando il cardinal Biffi si lamentava perché i preti erano pochi. Alcuni preti hanno sette parrocchie, qualche comunità si sente abbandonat­a».

Zuppi esorta a collaborar­e anche sulla gestione economica: «Sarà necessario studiare i modi perché le amministra­zioni delle parrocchie non appesantis­cano la vita dei parroci». E indica come esempio i consigli per gli affari economici che «potranno essere unici per zone pastorali o per realtà legate da storia o territorio». L’arcivescov­o invita a vivere questi cambiament­i come un’opportunit­à. «Non siamo interessat­i ad amministra­re un ripiegamen­to, ma a individuar­e strumenti per raggiunger­e tutti».

E spera di coinvolger­e sempre di più i laici. «La Chiesa è ancora troppo clericale — afferma — i sacerdoti sono necessari, ma non servono laici clericaliz­zati o clero laicizzato. Dobbiamo perdere la diffidenza verso l’autentica responsabi­lità dei laici, né ridurla alla consulenza su questioni materiali o mondane».

Anche per questo, il documento prevede la creazione di «diaconie per gli ambiti non territoria­li, come i giovani, la sanità, il turismo, la cultura, il lavoro, l’università».

L’età che avanza «Un terzo dei nostri presbiteri ha più di 75 anni. E sono molti rispetto all’era di Biffi» Le fusioni necessarie «Dobbiamo pensare a zone pastorali dove una chiesa coordini più parrocchie e realtà»

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