Distretti e fusioni L’arcivescovo riorganizza le parrocchie
Il piano dell’arcivescovo dopo il congresso eucaristico. «Qualche comunità si sente abbandonata»
L’arcivescovo Matteo Zuppi ridisegna la Diocesi. Non più singole parrocchie ma zone pastorali, una sorta di divisione per distretti dove più realtà parrocchiali faranno capo a un’unica chiesa collegiata. Saranno rivisti anche i confini dei vicariati. «Dobbiamo pensare a zone pastorali — scrive Zuppi — dove una chiesa collegiata o pieve coordini più parrocchie e realtà ecclesiali, senza perdere anche nella denominazione il senso della comunione e della maternità della Chiesa».
Un grande piano di riorganizzazione della parrocchie, invitate a mettere in comune le energie e ad «allearsi» per fronteggiare la crisi della vocazione. E un maggiore coinvolgimento dei laici chiamati a condividere nuove responsabilità in una Chiesa definita ancora troppo «clericale».
Sono alcune delle novità immaginate dall’arcivescovo Matteo Maria Zuppi per il futuro della Diocesi. Le proposte sono contenute in una lettera pastorale consegnata ai sacerdoti bolognesi dopo la messa del 4 ottobre in occasione della festa di San Petronio.
Le riforme immaginate da Zuppi arrivano dopo il percorso del congresso eucaristico che ha impegnato la Diocesi nel tentativo di trovare nuove risposte a cambiamenti sempre più impattanti. Saranno rivisti anche i confini dei vicariati, che saranno divisi in quattro settori: centro storico; periferia; pianura; montagna. Le novità volute da Zuppi partono dalle parrocchie, che — chiarisce l’arcivescovo — «continuano di norma a esistere» ma «con le necessarie eccezioni». Insomma qualcuna di quelle meno popolose potrebbe sparire. Zuppi resta convinto che le parrocchie servano a «garantire identità». Allo stesso tempo, però, esorta le parrocchie più piccole a collaborare tra realtà vicine, ad esempio sui gruppi giovani, sui corsi di preparazione ai sacramenti, sulla formazione dei catechisti e sulla Caritas.
«Dobbiamo pensare a zone pastorali — scrive l’arcivescovo — dove una chiesa coordini più parrocchie e realtà ec- clesiali». Una ricetta per contrastare le difficoltà di alcune comunità (soprattutto in montagna) che sacerdoti sempre più indaffarati faticano a gestire, mentre la popolazione di riferimento diminuisce. «Un terzo dei nostri presbiteri ha più di 75 anni — sottolinea Zuppi — E sono molti meno di quando il cardinal Biffi si lamentava perché i preti erano pochi. Alcuni preti hanno sette parrocchie, qualche comunità si sente abbandonata».
Zuppi esorta a collaborare anche sulla gestione economica: «Sarà necessario studiare i modi perché le amministrazioni delle parrocchie non appesantiscano la vita dei parroci». E indica come esempio i consigli per gli affari economici che «potranno essere unici per zone pastorali o per realtà legate da storia o territorio». L’arcivescovo invita a vivere questi cambiamenti come un’opportunità. «Non siamo interessati ad amministrare un ripiegamento, ma a individuare strumenti per raggiungere tutti».
E spera di coinvolgere sempre di più i laici. «La Chiesa è ancora troppo clericale — afferma — i sacerdoti sono necessari, ma non servono laici clericalizzati o clero laicizzato. Dobbiamo perdere la diffidenza verso l’autentica responsabilità dei laici, né ridurla alla consulenza su questioni materiali o mondane».
Anche per questo, il documento prevede la creazione di «diaconie per gli ambiti non territoriali, come i giovani, la sanità, il turismo, la cultura, il lavoro, l’università».
L’età che avanza «Un terzo dei nostri presbiteri ha più di 75 anni. E sono molti rispetto all’era di Biffi» Le fusioni necessarie «Dobbiamo pensare a zone pastorali dove una chiesa coordini più parrocchie e realtà»