Fogli di via agli antagonisti Il Tar stoppa la Questura
Non basta appartenere a gruppi antagonisti per essere considerati socialmente pericolosi. Con queste e altre ragioni il Tar ha annullato i fogli di via emessi durante il G7.
Non basta appartenere a movimenti antagonisti noti alle forze dell’ordine, e tra le cui fila militano attivisti che tendono a fomentare disordini, per essere etichettati come soggetti socialmente pericolosi e allontanati dalla città in cui si risiede, si studia o si è stabilito il proprio centro di interessi e affetti. Nè la pericolosità per l’ordine pubblico può essere desunta da semplici precedenti di polizia, per giunta per invasioni di terreni ed edifici. Un automatismo che certo non può essere posto a fondamento di una misura di polizia, come il foglio di via, «fortemente limitante una delle più scontate libertà costituzionali».
Con queste motivazioni nei giorni scorsi il Tar ha annullato due fogli di via emessi lo scorso 11 giugno dalla Questura nei confronti di altrettanti attivisti del gruppo eat the reach, formazione certo non tra le più problematiche nel panorama antagonista cittadino. I due giovani di 26 e 24 anni erano stati fermati lo stesso giorno dalle Volanti, nel pieno dei controlli preventivi messi in campo per il summit del G7 ambiente, mentre insieme ad altri militanti stavano tentando di occupare un edificio in via della Beverara. Entrambi erano stati denunciati per invasione di terreni ed edifici ed era subito scattato il foglio di via obbligatorio: di un anno per la 26enne, che aveva un precedente analogo per l’occupa- zione lampo subito sgomberata dalla polizia in via Alessandrini, e di tre anni per il 24enne, anche lui gravato di precedenti di polizia seppure più gravi ma incensurato. Alla base del foglio di via c’era la considerazione che la permanenza dei due a Bologna in occasione del G7, con la possibile presenza di contestatori e tenuto conto dei loro precedenti, avrebbe costituito un pericolo per la sicurezza pubblica.
Respinto il riesame, il legale degli attivisti, avvocato Patrizio Del Bello, ha impugnato i provvedimenti davanti ai giudici amministrativi chiedendone l’annullamento. Quattro i punti sottoposti al Tar: la mancata istruttoria sulla residenza; l’omessa comunicazione di avvio del procedimento; l’assenza dei presupposti previsti per l’emanazione del provvedimento, cioè l’abitualità del destinatario ad attività delittuose; la violazione del principio di proporzionalità, ben potendo la Questura intervenire con l’avviso orale. I giudici hanno ritenuto fondati tutti i motivi di ricorso e annullato i fogli di via definendoli illegittimi. Hanno dunque condannato il ministero dell’Interno al pagamento delle spese di giudizio.
Le motivazioni sono sovrapponibili. A partire dalla residenza: la 26enne, scrivono i giudici, «vive e studia stabilmente a Bologna» e «sarebbe paradossale impedire a una studentessa universitaria di poter circolare nella città dove si trova l’istituto da lei frequentato, già per questo il provvedimento deve essere annullato». Un altro decisivo passaggio riguarda la pericolosità sociale: «Bisogna poter dimostrare che il soggetto non si sia limitato ad esercitare i suoi diritti politici, ma che in occasioni di pubbliche manifestazioni abbia trasceso in manifestazioni violente o le abbia favorite». «Nei casi in esame vi è un generico riferimento a precedenti di polizia la cui consistenza non è possibile apprezzare».
L’avvocato Del Bello si dice «estremamente soddisfatto di una pronuncia che ristabilisce le regole e la scala dei diritti costituzionali».