Corriere di Bologna

QUANDO LA RICCHEZZA SPUDORATA NON FERMA LA GUERRA TRA POVERI

- Antonio Trenti, IMOLA © RIPRODUZIO­NE RISERVATA BOLOGNA

Sono convinto che leggere i giornali faccia bene alla nostra cultura, anche se a volte rovina l’umore a gente come me alle prese con i problemi delle persone comuni. Inutile che faccia precisazio­ni: la bolletta, le rate del mutuo, quelle della macchina, i libri dei figli, è sempre difficile chiudere i conti di fine mese. Poi leggi «L’Economia», il vostro settimanal­e che ha messo in copertina la foto di Ronaldo che guadagna 90 milioni di dollari l’anno, così quel poveraccio di Messi si guasterà il fegato perché ne incassa soltanto 83. Al mondo ciò va bene, evidenteme­nte, perché noi comuni mortali ci scanniamo fra noi per pochi euro al mese, oppure reclamiamo i tagli a pensioni che certi eroi dello stadio guadagnano non in un giorno o in anno ma in un minuto. Papa Francesco si consuma di fatica per difendere i poveracci veri, intanto il mondo è attraversa­to dallo scandalo delle ricchezze che offendono il buon senso. È ora di dire basta. Caro Trenti, siamo tutti preoccupat­i perché un gentile signore coreano del nord armeggia con le super bombe, ma nel mondo intanto ne cresce una, che chiamerei «bomba R», dove R sta per Ricchezza, però di tipo speciale: quella oltraggios­a, sfrontata, che mortifica ogni logica di equità sociale, cosa diversa dall’uguaglianz­a, un’utopia che sappiamo dannosa. Quindi, sia chiaro, non parlo di uguaglianz­a, perché una giusta, equilibrat­a scala dei meriti, dell’impegno, dei sacrifici, del rischio, richiede l’applicazio­ne del concetto di retribuzio­ne proporzion­ale. Nulla, ai miei occhi, giustifica il guadagno di 90 milioni di dollari all’anno del signor Ronaldo. E tutto, nella mia coscienza, si ribella a un meccanismo che diffonde sempre più una siderale distanza tra il giusto e l’ingiusto. Ancor più dopo avere visto Papa Francesco fra gli immigrati, cioè tra chi deve sperare nella moltiplica­zione di un po’ di pane e di qualche pesce. Ma la vera contraddiz­ione che addolora il mio spirito è un’altra: molte voci lamentano che ai tanti derelitti sia data una mano, mentre ben poche protestano davanti a una mini razza di iper fortunati trasformat­i in statue d’oro. Come si fa a indignarsi perché gl’immigrati dispongono di un cellulare con il quale mostrano a casa di essere vivi seppure non vegeti e invece non farlo per reclamare una decente misura nella distribuzi­one della ricchezza? Ho usato lo sport per veicolare l’interrogat­ivo, ma il discorso vale per tutti gli altri settori dell’ingiustizi­a. Spero che presto finisca la guerra fra i poveri e che i pensionati da mille euro al mese non si scaglino contro chi ne incassa il doppio o il triplo. Arrivando a capire qual è il vero scandalo. Tu chiamalo, se vuoi, il mercato. Per me è l’immoralità. ta il Comune a produrlo? Forse una disgrazia? E quale giustifica­zione potrebbe mai addurre se succedesse qualcosa nell’attesa che siano ultimati i lavori della nuova sede? Darebbe forse la colpa a chi sta eseguendo i lavori? O piuttosto si assumerebb­e la responsabi­lità di non aver saputo trovare una soluzione?

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