Se i nonni «adottano» gli alunni disagiati
Intesa tra l’associazione e l’Ufficio scolastico per sostenere famiglie in difficoltà
I nonni di Auser aiutano gli studenti di famiglie povere: lo prevede un accordo con l’Ufficio scolastico regionale. Contributi (e volontari) per 18 scuole.
I nonni che aiutano i bimbi a fare i compiti il pomeriggio, che li sostengono nelle attività extra scolastiche o che li accompagnano direttamente a scuola, quando i genitori non possono. Soprattutto se si tratta dei bambini di famiglie con difficoltà o a rischio povertà. Così Auser ha deciso di intervenire per contrastare la povertà educativa in emilia-Romagna. L’esperimento di intesa tra l’associazione che promuove l’invecchiamento attivo degli anziani e l’Ufficio scolastico regionale, arriva dopo un anno di sperimentazione, in cui Auser aveva messo risorse economiche e «nonni» volonterosi a disposizione dei nuclei famigliari più fragili.
Dopo il primo esperimento, quest’anno Auser e Ufficio scolastico ci riprovano, correggendo un po’ il tiro, in modo che l’intervento sia più efficace. Il che ha portato anche a ridurre le scuole a cui è rivolto il protocollo d’intesa siglato qualche giorno fa. «L’anno scorso — spiega Fausto Viviani, presidente regionale di Auser — avevamo destinato una cifra di circa 80.000 euro e messo a disposizione i nostri volontari per un bacino di 38 scuole dell’Emilia-Romagna. Quest’anno abbiamo meglio strutturato l’accordo, che è diventato triennale, e prevede lo stesso contributo a 18 scuole in regione». Due scuole per provincia. Che quest’anno, in base al nuovo accordo, dovranno rispondere a un bando e presentare un progetto che miri a sostenere gli studenti di famiglie a rischio povertà.
«Per Auser — si legge nel protocollo d’intesa — la sigla dell’accordo consolida ulteriormente la già ben strutturata alleanza tra nonni e nipoti attraverso una più stretta collaborazione con le istituzioni scolastiche: quello della povertà infantile è un problema enorme che richiede maggior impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti». Quindi Auser metterà in campo risorse proprie. E anziani che abbiano tempo e voglia da dedicare ai bambini che hanno bisogno di un supporto anche dopo l’orario scolastico. «Pensiamo solo — dice il presidente Viviani — ai bambini di famiglie di immigrati che hanno difficoltà con la lingua italiana». I nonni, magari ex maestri, li aiuteranno con corsi di italiano personalizzati, con l’obiettivo innanzitutto di farli meglio integrare a scuola.
Ma l’impegno degli anziani di Auser sarà anche utile per garantire ai bambini e ai ragazzi con più difficoltà economiche di partecipare comunque ad attività post scuola di natura ricreativa, come laboratori artistici e artigiani, orti didattici. E poi c’è il pre scuola, ovvero tutte quelle attività che supportano gli scolari (e le loro famiglie) prima dell’ingresso a scuola, come può essere uno dei pezzi forti dell’attività di Auser, ovvero l’accompagnamento dei bimbi con progetti di Pedibus.
Da quest’anno, poi, con questo nuovo accordo che prevede che siano le scuole ad alzare la mano per proporsi, Auser e Ufficio scolastico regionale valuteranno insieme i progetti che saranno gli stessi istituti a presentare per avere i contribuiti economici e il supporto dei nonni. Questo perché ogni scuola ha le sue caratteristiche in base al territorio in cui si inserisce e ogni territorio ha le sue fasce deboli determinate da specifici fattori socio-economici. Quindi i contributi di Auser non cadranno dall’alto, ma saranno dati in base alle richieste dei singoli istituti. Può essere che in una scuola serva principalmente un supporto nell’insegnamento dell’italiano e in un’altra sia necessario sostenere i ragazzini con attività che li aiutino a socializzare. I nonni aiutano i più piccoli e loro, di contro, tengono attivi i nonni.
Le scuole coinvolte Risorse e volontari a 18 istituti in regione che presenteranno progetti anti esclusione