Corriere di Bologna

Gentilezza, l’unica dolcezza che non alza la glicemia

- di Gabriele Bronzetti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un giorno una signora fermò un infermiere sul viale del Sant’Orsola e gli chiese gentilment­e «Scusi lei sa dov’è il centro del piede diabolico?». L’infermiere trattenne un moto di riso (capì che la signora cercava il centro per il piede diabetico, una complicanz­a grave e dolorosa del diabete che può portare all’amputazion­e) e le diede una mano. È un caso che il 13 e il 14 novembre ricorrano a braccetto le giornate della gentilezza e del diabete. Mentre la dolcezza del cuore salva la vita, quella del sangue può lentamente bruciarla. La gentilezza, questo velluto cardiaco che attutisce le asperità degli incontri e della sfortuna di un mondo assordante. Serve ovunque, dall’autobus all’ospedale. Diverse ricerche hanno mostrato che nei reparti con maggiore empatia di infermieri e medici i diabetici hanno meno complicanz­e e minor bisogno di insulina. L’empatia si può misurare con la glicemia: più la glicemia è alta nel sangue di un diabetico, più alta è l’acidità del sangue di chi lo sta curando. È la dolcezza elementare, l’opposto della tossica dolcezza alimentare. La signora non aveva commesso nessun strafalcio­ne. Il piede diabetico è diabolico fino a quando non arriva una mano gentile. Quel dia lì davanti che viene dal greco è un prefisso ambiguo che vuol dire sia separazion­e sia comunicazi­one attraverso qualcosa. Tocca a noi dargli un senso. «Mi dia la mano signora, la accompagno al centro del piede giusto».

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