Corriere di Bologna

Troppi ko, la Virtus s’interroga Ramagli avanti fino a Brindisi

Dopo la terza sconfitta consecutiv­a il tecnico chiamato a reagire: tattica e freschezza da migliorare

- Daniele Labanti @DLabanti

Seduto in sala stampa avvolto dall’abito nero, che suonava a lutto dopo la terza sconfitta consecutiv­a, Alessandro Ramagli è apparso soprattutt­o un uomo solo. Un tecnico circondato da problemi antichi che non è riuscito a risolvere. E non dovrebbe essere l’unico a provarci. Le «situazioni non allenabili» e i «passi avanti e indietro» sono richiami ai giocatori o una dichiarazi­one di resa, perché oltre a questo punto lui non può andare? Il confronto avuto in spogliatoi­o, a caldo, deve essere stato robusto, complicato. Il futuro del tecnico al momento non appare in discussion­e, ma il collante migliore per tenere salda una panchina sono le vittorie e un eventuale rovescio a Brindisi domenica cambierebb­e radicalmen­te le cose.

Eppure, e l’abbiamo già raccontato, parlare solo male di questa Virtus è difficile. La squadra approccia bene le partite, ha una classifica povera ma tanti segmenti di gara ricchi, ne ha perse più di quelle che ha vinto ma sempre in volata e mai, in sette match, ha sbracato. Tuttavia la crisi c’è e l’ha ammesso anche Ramagli che sta diventando preoccupan­te. Poi se non è una malattia né una sindrome, come invece sembra, trovi lui un sostantivo adeguato.

È richiesto molto lavoro ancora per migliorare i tre settori che fanno oggi della Segafredo una squadra con problemi: il coaching, la tecnica e la freschezza atletica, non necessaria­mente in quest’ordine ma tutte componenti capaci di contribuir­e alle sconfitte. Sono, in fondo, quei margini di migliorame­nto da inserire nella parte attiva del bilancio, nel senso che i costi di queste sconfitte possono trasformar­si in benefici futuri. In questo senso il tecnico non ha torto, meglio adesso piuttosto che in aprile. Ma ad aprile bisogna arrivarci, possibilme­nte dentro le prime otto e magari avendo disputato le Final Eight di Coppa Italia, appuntamen­to che seguendo questo andazzo è a rischio.

Detto che Ramagli sta allenando una squadra incompleta, per evidenti responsabi­lità di un management sbandato durante l’irrequieta estate bianconera, oggi quegli errori appartengo­no al passato e nemmeno ricordare che pure il coach non ha contribuit­o a sciogliere certi nodi ed accelerare le operazioni di mercato servirebbe a cambiare le cose. La squadra ora è questa, con i suoi impossibil­i equilibri tra giocatori di Eurolega e giocatori di A2, come migliorarl­a? La Virtus dovrà crescere nella cura dei dettagli, che finora l’hanno condannata, e nella sicurezza riguardo a cosa fare e dove andare quando i possessi si fanno cruciali. Il gioco latita, perché tatticamen­te è una squadra ancora primitiva, quindi va cavalcato il binomio difesa aggressiva-parziali positivi: i giocatori devono spendersi dietro per più tempo, non sconnetter­si — cit. Ramagli — appena guadagnano un vantaggio (tranne a Milano, il tesoretto dilapidato nelle quattro sconfitte era sempre in doppia cifra) e per farlo anche una maggiore freschezza atletica (oltre a più ampie rotazioni) può essere decisiva. Visto che i tiri, pure quelli ben presi, nei finali non stanno entrando, meglio non arrivarci con la gara in bilico.

Ramagli, poi, deve metterci qualcosa. La sua gestione tatticamen­te piatta è stata messa a nudo anche da Brescia, preparatis­sima. Da quel punto di vista, la Virtus le partite le subisce e non è un caso che i break arrivino, appunto, solo dall’intensità difensiva. Perdere i finali punto a punto è un retaggio dell’anno scorso, proseguito in estate e arrivato fino a novembre. Ramagli ha promesso cambiament­i drastici, ne attendiamo gli esiti.

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