Athos e la messinscena della rapina «È un uomo incline alla violenza»
Il giudice sull’assassino di Anna Lisa: «Ha nascosto il portafogli per sviare le indagini»
Dopo aver ammazzato la moglie ha girovagato in macchina, ha fatto sparire il suo portafogli per inscenare una rapina, le ha lasciato un messaggio in segreteria per allontanare da sé ogni ombra di sospetto. Tre elementi che secondo il gip Franco Raffa delineano «una personalità incline alla violenza», quale quella di Athos Vitali, il 68enne che lunedì scorso ha ammazzato la moglie Anna Lisa Cacciari a Budrio.
Nell’ordinanza con cui il gip ha disposto che resti in cella, sono descritti tasselli che mettono ordine tra quanto emerso fino ad ora del delitto e quanto successo nella villetta di Armarolo. Ad esempio il portafogli: i carabinieri non l’hanno mai trovato e per due giorni è stata battuta anche la pista della rapina. Ma nella confessione Vitali ha detto di non aver simulato una rapina: «Sono sicuro che lei avesse in mano la sua borsa quando abbiamo avuto la discussione, ma il portafogli non so dove sia». Gli inquirenti però non gli credono e la Procura gli contesta di aver tentato «subito dopo l’omicidio, di inscenare una rapina finita male sottraendo e facendo poi sparire il portafogli della vittima». Per questo il gip, accogliendo la tesi dei pm Stefano Orsi e Enrico Cieri, ha disposto la custodia in carcere, visto il rischio di inquinamento delle prove, come già avrebbe fatto. Ma il gip non escludono neanche il pericolo di fuga e di recidiva, visto il delitto compiuto con «inaudita violenza e senza apparente giustificazione».
Nella tarda serata di martedì, dopo essere stato messo sotto torchio per ore, il 68enne ha confessato il delitto: «Per la prima volta in 69 anni mi sono trovato a fare un grosso guaio». «Quando sono tornato a casa, ho avuto da dire con mia moglie, lei mi è venuta incontro e io l’ho colpita». Due fendenti al petto, anche se il marito continua a dire di ricordare di aver sferrato un solo colpo. Vitali ha poi raccontato che quella mattina era stato a trovare la donna con cui ha una relazione, ma di cui in famiglia nessuno sapeva. Tornato a casa, «intorno alle 9.40 è iniziata una discussione con mia moglie per il fatto che dovevamo recarci insieme in banca perché abbiamo dei problemi di debiti. C’è stato da parte mia uno scatto d’ira, ho afferrato un coltello che ho trovato in cucina e le ho sferrato un colpo».
Ad inchiodare l’uomo, le immagini delle telecamere di videosorveglianza che alle 9.40 l’hanno ripreso mentre rientrava a casa, mentre lui aveva dichiarato di essere rientrato solo alle 10.30 e di aver trovato la moglie già morta. Invece dopo averla colpita e aver lavato e rimesso a posto il coltello, è uscito «per sbollire l’ira — ha dichiarato —. Ho fatto un giro con la macchina e dopo poco ho chiamato mia moglie perché volevo dirle che sarei tornato a casa. È partita la segreteria telefonica e le ho detto che in 5 minuti sarei tornato». Per gli inquirenti anche il messaggio in segreteria sarebbe stato un vano tentativo di costruirsi un alibi, andato in frantumi molto presto.
L’uomo è ora accusato di omicidio aggravato dal rapporto coniugale, ma dopo aver confessato, nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip si è chiuso nel suo silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere. Per i pm durante la confessione è apparso in evidente stato di prostrazione e ha trascorso la prima notte alla Dozza in infermeria.
Vitali Ho fatto un grosso guaio, ho avuto da dire con mia moglie e l’ho colpita La strategia L’uomo ha telefonato alla moglie pur sapendola morta per precostituirsi un alibi