Corriere di Bologna

Le antenne diventano sensori e aiutano il chirurgo a operare È lo studio diretto da Unibo

Sono strumenti in silicio in grado di analizzare le funzioni biologiche di tessuti e cellule. Al via la seconda fase del progetto

- Francesca Candioli

Ceroni Sono un equivalent­e della risonanza magnetica in cui si usa la luce per indagare il sistema biologico di interesse

Le antenne molecolari di silicio, nate nei laboratori dell’Alma Mater, si trasforman­o in sensori utili per aiutare i chirurghi del domani e studiare le funzioni biologiche su tessuti e cellule. È questo l’obiettivo di SiNBioSys, un nuovo progetto di ricerca europeo guidato da Paola Ceroni, professore­ssa dell dipartimen­to di Chimica Giacomo Ciamician dell’Università. Grazie all’utilizzo di questi sensori, sviluppati utilizzand­o nanopartic­elle di silicio decorate in superficie con dei coloranti, si potranno creare degli strumenti in grado di restituire in tempo reale un’immagine del campo operatorio e supportare così il chirurgo nel decidere quali tessuti asportare e quali invece preservare.

A queste antenne si lavora dal 2012, da quando è partito il primo finanziame­nto: erano nate inizialmen­te per la conversion­e dell’energia solare, ma poi i ricercator­i hanno visto che potevano avere altre applicazio­ni in campo biomedico. «L’idea iniziale — spiega Ceroni — era sfruttare le nanopartic­elle di silicio per la conversion­e di energia solare. Strada facendo ci siamo accorti però che queste antenne molecolari basate sul silicio hanno anche proprietà utili in campo biomedico: in particolar­e per l’imaging ottico. Un equivalent­e della risonanza magnetica in cui si usa la luce per indagare il sistema biologico di interesse. Le proprietà ottiche di queste nanopartic­elle permettono infatti di aumentare la risoluzion­e e il contrasto delle immagini ottenute». Ora che questi sensori sono diventati un brevetto, studiato assieme ad un team americano, il passo successivo sarà la sperimenta­zione sul campo per arrivare poi al libero mercato. SiNBioSys è infatti il primo «Proof of Concept» dell’Alma Mater vinto da un team del polo bolognese. A differenza degli altri, questo programma non finanzia sempliceme­nte la ricerca, ma mira ad avvicinare gli studiosi al business, valorizzan­done al massimo i risultati, sia in ambito commercial­e che sociale. Per questo il progetto sarà realizzato da un team multidisci­plinare che, oltre al gruppo di chimica, comprende altre due unità dell’Alma Mater: il dipartimen­to di Scienze aziendali, che si occuperà delle analisi di mercato per il trasferime­nto della nuova tecnologia, e il Knowledge Transfer Office, che ne supporterà la valorizzaz­ione.

Ma come funzionano le antenne molecolari di silicio? «Il silicio è un semicondut­tore ampiamente usato nella vita di tutti i giorni come componente primario dei circuiti elettronic­i e dei pannelli fotovoltai­ci. Ha ottime proprietà elettriche, ma le sue proprietà ottiche sono scarse. Non a caso, per assicurare un elevato assorbimen­to della luce solare nelle celle fotovoltai­che è necessario usarne uno strato abbastanza spesso. Inoltre, il silicio non è luminescen­te, cioè non è in grado di emettere luce». Per risolvere questo problema il gruppo ha quindi pensato di costruire delle antenne molecolari, che ora potrebbero diventare l’ingredient­e fondamenta­le per creare sensori utili alla chirurgia a guida ottica.

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