Quando vincono i lavoratori Imprese salvate «da dentro»
Workers buyout: in regione sorte 41 cooperative dalle ceneri di altre aziende
Nel 1997, il liceo internazionale Boldrini di via Procaccini era a un passo dalla chiusura. «Poi abbiamo fatto una cosa eroica», ricorda Carla Castelli, oggi preside dell’istituto paritario che ha sede in Bolognina. Rilevarono la scuola e fecero una cooperativa. Erano nove insegnanti, tutte donne. «La gestione precedente stava facendo morire l’attività. Noi questo lavoro l’avevamo sempre fatto volentieri, quindi abbiamo deciso di opporci». Non è stato un percorso semplice: «Abbiamo anche lavorato gratis, i primi tempi. Siamo ripartite con una sessantina di allievi, ora sono 150 in due sezioni. Eravamo in nove, ora siamo in sedici e delle fondatrici siamo rimaste in tre».
È un fenomeno con un nome, quello dei lavoratori che rilevano l’azienda per non farla morire: workers buyout. Un fenomeno ben noto in EmiliaRomagna: secondo i numeri più recenti dell’istituto di ricerca Euricse, contenuti in un rapporto datato 2015, tra il 1979 e il 2014 nella nostra regione sono sorte 41 cooperative sulle ceneri di un’azienda precedente. Un numero più alto si registra solo in Toscana e, in tutto lo Stivale, nei 35 anni presi in considerazione i casi sono stati 257.
Non tutte le storie hanno il lieto fine del liceo Boldrini. La Social Pneus di San Giovanni in Persiceto era sorta nel 2014 ed è in liquidazione volontaria da circa due mesi. Entrambe le cooperative sono finite in una mostra fotografica inaugurata ieri al museo del Patrimonio industriale, che resterà aperta fino al 7 gennaio. Si intitola Bella Impresa! Storie di lavoro e ordinario coraggio ed è promossa dall’associazione Terzo tropico. Per il taglio del nastro c’erano il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, la segretaria della Cgil Susanna Camusso, l’assessore all’Economia Matteo Lepore. Le realtà fotografate da Ivano Adversi sono una quarantina. Nutrito il padiglione delle emiliane, ma anche diverse esperienze dal sud Italia.
Dalla metalmeccanica all’insegnamento, l’ambito di intervento dei dipendenti che diventano cooperatori è sterminato. C’è la 3Ellen di Imola: nata nel 2016, dopo che la crisi edilizia aveva piegato la vecchia azienda. Erano in 256, si sono messi insieme in 61 per ripartire. Hanno collaborato con Legacoop, mentre la Cgil si è dedicata ai lavoratori rimasti fuori: «Tutti alla fine hanno trovato una risposta», si legge nel libro che raccoglie tutte queste esperienze.
Ognuno ha la sua storia, ma certo non è facile decidere di passare dall’essere dipendente all’avere il doppio ruolo di imprenditori e lavoratori: «Per noi è stata una scelta dettata anche dall’incoscienza, ci siamo impuntate: perché lasciar chiudere una cosa nella quale crediamo?», ricorda la preside del Boldrini. «È stato un salto nel buio, abbiamo imparato sul campo. Ci ha salvato il fatto che ogni decisione viene condivisa. Quando hanno cominciato ad arrivare i ragazzi mandati da alcuni dei nostri alunni, abbiamo capito che ce l’avevamo fatta».