Il Che mai conosciuto negli occhi del fratello
Guevara jr oggi alla Zanichelli presenta il suo libro
Prima di diventare il «Che», Ernesto Guevara de la Serna è stato un bambino-adolescente che divorava libri e giocava a rugby, uno studente di medicina laureatosi a tempo di record, un viaggiatore curioso e instancabile ma sofferente d’asma, un figlio lontano che scrive malinconiche lettere a casa, in Argentina, mentre tocca con mano le troppe ingiustizie del continente latino-americano.
Chi poteva raccontare un Guevara distante dai tratti leggendari che ha assunto, dopo la sua morte nel 1967, meglio del fratello Juan Martìn, più piccolo di 15 anni? A 73 anni ha deciso di confrontarsi con un fratello adorato ma ingombrante nel libro Il Che mio fratello (Giunti), che verrà presentato da lui stesso oggi alle 18 alla libreria Zanichelli. Guevara oggi vive a Buenos Aires dove, durante il regime militare, è stato anche incarcerato per 8 anni. Prima di presentare il suo memoir, sarà ricevuto alle 15 in Comune dal sindaco Virginio Merola. Domani, poi, Guevara jr. visiterà in Salaborsa la piattaforma multimediale «La Voce Regina». Accompagnato dal suo curatore, Roberto Pasquali, che raccoglie testimonianze dei maggiori poeti viventi, oltre a registrazioni inedite di poeti scomparsi. Da qualche mese La Voce Regina ha accolto le registrazioni donate dalla madre e dal fratello del Che, nelle quali il Comandante legge poesie dei suoi poeti preferiti. Juan Martin Guevara pranzerà poi in via Battiferro, in una delle Cucine popolari fondate da Roberto Morgantini, e alle 16 inaugurerà un giardino dedicato alla memoria del fratello in via Battindarno 123. «Ernesto è mio fratello — ha detto Guevaradurante il suo tour italiano — e il Che è un mio compagno. L’uno è mio fratello di sangue, l’altro è mio compagno per ideali e per scelte d’azione. Negli anni, ho scelto di non parlare di lui nelle interviste e di non comunicare sulla sua figura. Nel 2009 ho cominciato a tenere incontri pubblici, in accordo con gli amici e i compagni che hanno lavorato al mantenimento della memoria del ‘Che’ in Argentina, come quelli che lavorano al Museo Ernesto Che Guevara Alta Gracia. Ho cominciato a comprendere l’importanza del fatto che qualcuno della famiglia potesse lavorare all’umanizzazione del suo personaggio e a dare contenuti al mito che è diventato».