IL PANE SPEZZATO DEI COMPAGNI
«Chiedo asilo» proclamavano Marco Ferreri e Roberto Benigni. E il loro asilo era a Bologna: Villa Torchi a Corticella. Ma era il 1979, si poteva ancora sognare pur in mezzo agli orrori degli anni di piombo. Così l’ancora imberbe attore e il grande regista innalzarono un nemmeno troppo involontario inno alla «città rossa». Grottesco, crudele, anarchico come Ferreri. Con il tocco buonista, consociativo di Benigni che quattro anni dopo prese in braccio a un comizio romano Enrico Berlinguer.
Già, la sinistra sognava, rideva anche se alla Fiat c’era stata la svolta dei colletti bianchi. Il film sull’asilo di Bologna e le possibilità di far partecipare tutti alla vita comunitaria — piccoli, grandi, problematici e folli — vinse pure l’Orso del Festival di Berlino. Adesso negli asili e fuori non ride più nessuno. La sinistra litiga persino sulle pappe. Non ha bisogno di avversari, fa tutto da sola: peccato per lei che non sia più il tempo in cui comunque continuerà a vincere, almeno da queste parti. Se salta il banco, salta per tutti. Il Comune di Virginio Merola pare essersi cacciato in un pasticcio di cui forse, ora che la polemica è esplosa, qualcuno spiegherà il senso. Prima alle scuole dell’infanzia si pagava la mensa, chi mangiava sborsava. Adesso si paga la frequenza. Per la stragrande maggioranza non cambia nulla come esborso (e come incasso per Palazzo d’Accursio). Però dal punto di vista politico per la sinistra che strattona il Pd (e anche una fetta del Pd) cambia tutto. «Si abroga la gratuità» tuona il Comitato Scuola e Costituzione, da sempre ostile a ogni equiparazione pubblico-privato. E in consiglio comunale Amelia Frascaroli e Federico Mastelloni dipingono panorami apocalittici. È una lotta per il pane.
Per la sinistra pagare la «frequenza» è politicamente scorretto. Per la vicesindaca e assessora Marilena Pillati, docente e madre, invece è meglio che pagare la refezione, «da sempre parte integrante del progetto educativo». «E allora perché i bimbi che frequentano e non mangiano devono pagare?» ribattono gli avversari. Problema di grana o di grana padano? Così dopo i Daspo, le multe ai ciclisti, il Passante, il biglietto del bus con un sms e sa dio (con la minuscola) cos’altro, a sinistra si litiga anche sugli asili. Povero Ferreri e povero Benigni. Chissà se qualcuno — oltre l’arcivescovo, ma lui non conta, leader senza concorrenti — si ricorda che compagno è colui con cui si spezza il pane. Pillati non è Pilato.