Materne e nuove rette, è scontro
Scuola e Costituzione: «Così non è più gratis. Siamo pronti a ricorrere al Tar»
«La scuola dell’infanzia non sarà più gratis. Palazzo d’Accursio ritiri subito il nuovo regolamento». Il comitato Scuola e Costituzione, adesso che il nuovo regolamento delle scuole dell’infanzia — approvato dalla giunta e che andrà presto in consiglio — è nero su bianco, promette battaglia. Perché se prima la scuola d’infanzia comunale era gratuita, adesso il Comune introduce una «tariffa di frequenza».
Nella pratica (e nell’esborso) non cambia quasi nulla per le famiglie, tranne per quelle che non vogliono consumare il pasto a scuola. La vicesindaco: «Non cambia nulla. Per noi il pasto ha un valore educativo».
Adesso che c’è il nuovo regolamento, messo nero su bianco, il comitato Scuola e Costituzione promette battaglia. Da un’assemblea cittadina, passando per la protesta in commissione a Palazzo d’Accursio, per arrivare fino al ricorso, se il Consiglio comunale approverà la novità licenziata dalla giunta Merola la settimana scorsa. La scomparsa di quella frase («la frequenza alla scuola dell’infanzia è gratuita») dalla nuova Carta dei servizi educativi e delle scuole d’infanzia, deliberata dalla giunta il 21 novembre, è il simbolo di un principio di vecchia data che viene a mancare. «La scuola dell’infanzia comunale istituita negli anni Sessanta — ha scritto il comitato bolognese Scuola e Costituzione, guidato da Bruno Moretto — ha avuto fra i principi guida quello della gratuità. La scuola dell’infanzia statale fu istituita a sua volta nel 1968 in base allo stesso principio. Pertanto da allora i genitori pagano esclusivamente il servizio pasto in funzione delle presenze».
Questo, se il Consiglio comunale deciderà di dare l’ok alla nuova Carta dei servizi, non accadrà più. Semplicemente perché Palazzo d’Accursio ha deciso di introdurre una tariffa di frequenza onnicomprensiva, il cui costo, da quanto spiega il Comune, sarà equivalente a quello in essere relativo al costo della refezione, basato sulla propria fascia Isee. Da questa tariffa di frequenza verranno decurtate, proprio come avviene oggi, le eventuali assenze del bambino. Ma se una famiglia deciderà di non far mangiare il figlio a scuola, il costo per la materna non sarà più pari a zero. «In quei casi, che sono pochissimi — spiegano dal Comune — si stabilirà con la famiglia, in base alle esigenze, la cifra dovuta per la frequenza».
Questo per disincentivare le eventuali fronde del panino portato da casa, almeno da quanto sostiene Palazzo d’Accursio. Tanto è vero che nella nuova Carta dei servizi, oltre ad aver tolto la frase sulla gratuità della scuola dell’infanzia, la giunta ha deciso di inserire il significato che dà a questa operazione: «La somministrazione dei pasti da parte dela scuola è parte integrante e non scindibile dell’organizzazione del servizio di scuola d’infanzia per le sue finalità educative, la cui fruizione non è soggetta a contribuzione autonoma, ma nell’ambito di corresponsione di una tariffa di frequenza della scuola». Che il bambino mangi o meno a scuola, questa tariffa dovrà essere comunque corrisposta. E viene così sostanzialmente disincentivata la flessibilità nell’utilizzo del servizio possibile oggi, una flessibilità non caldeggiata dalle scuole che vedono nel pasto un momento importante per i bambini, ma comunque garantita se le famiglie per varie ragioni (non solo legate alla salute) la richiedono.
«In questo modo — continua Scuola e Costituzione — si scaricano sui genitori i costi di gestione, si equipara definitivamente la scuola comunale a quella privata e si stacca definitivamente la scuola comunale da quella statale, che resta gratuita. Chiediamo l’immediato ritiro di tale proposta». Se così non sarà, il comitato darà battaglia: «La giunta — dice Moretto — continua a finanziare con un milione all’anno la scuola privata e introduce la retta di frequenza alle comunali, in palese dispregio della volontà popolare che 4 anni fa si è espressa con un referendum approvato con il 59% per spostare tutti i fondi pubblici a favore delle scuole comunali e statali per garantirne la gratuità».
Ma la vicesindaco e assessore alla Scuola Marilena Pillati non ci sta. «Evocare — dice — la lesione di principi costituzionali è davvero singolare: già oggi la frequenza alla scuola d’infanzia non è gratuita, perché chiunque iscriva il proprio bambino già oggi paga una tariffa per il servizio di refezione, esattamente allo stesso modo nella scuola comunale e in quella statale. Le famiglie continueranno a pagare le stesse somme. Il pasto consumato a scuola ha un valore sul piano educativo e della salute dei bambini». Questo nella sostanza del nuovo regolamento. Nella forma il dato incontrovertibile a livello politico è che il Comune depenna la parola «gratuità» associata alle sue scuole dell’infanzia.