QUANDO MEROLA ABOLÌ LA TASSA
La prima scelta di Merola da sindaco, nell’ormai lontano 2001, fu quella di abolire la tassa sulle materne da 250 euro che, per esigenze di bilancio, aveva introdotto il commissario Anna Maria Cancellieri. L’obiettivo? Non toccare la gratuità della scuola pubblica.
Con la prima delibera del suo primo mandato il sindaco Virginio Merola abolì la tassa di iscrizione alle scuole dell’infanzia che era stata introdotta dal commissario Anna Maria Cancellieri. Una decisione che diede certamente sollievo alle famiglie (la tassa ammontava a 250 euro), ma che fu presa soprattutto per non mettere a rischio il totem della scuola materna gratuita a Bologna. Un intervento politico per ribadire che la scuola materna, come da lunga tradizione, qui non si paga.
Quella battaglia diventò una specie di bandiera della prima campagna elettorale di Virginio Merola: si decise di abolire la tassa perché con quei soldi si incassavano 500.000 euro, spiccioli per un bilancio come quello di Bologna, e al contempo invece quel balzello era odioso per le famiglie e rovinava la vetrina della scuola bolognese. Anche per questo precedente risulta poco comprensibile la decisione del Comune di passare da un modello di scuola materna gratuita, dove si paga la mensa, all’introduzione di una retta di presenza, sebbene si tratti di una decisione molto diversa dalla tassa della Cancellieri.
Perché imbarcarsi in una battaglia che permetterà di dire alla sinistra che la scuola diventa a pagamento senza avere grossi benefici di bilancio? Nello scorso mandato la vicesindaco Silvia Giannini avanzò l’idea di introdurre di nuovo una tassa e Merola ribadì: «Non ho nessuna intenzione di mettere una tassa, non è nel programma di mandato del sindaco».
Legittimo, ma almeno in quel caso si incassavano 500.000 euro, con questa nuova norma di sicuro molto meno.
L’ex vicesindaco Anche Silvia Giannini avanzò l’idea di una tassa, ma venne stoppata dal sindaco