Corriere di Bologna

Cento coperte in piazza contro i Daspo

Erano in cento per dire no alla linea del Comune. Merola difende i provvedime­nti e annuncia il digiuno per lo Ius soli

- Baccaro

«Più disponibil­ità meno Daspo» lo slogan della protesta contro i fogli di via a dieci clochard firmati dal sindaco Merola, che ieri ha invece annunciato il suo digiuno per lo Ius soli.

Tutti giù per terra per una sera, come i senzatetto ogni notte. La protesta contro i Daspo lanciata da Amici di Piazza Grande onlus e rilanciata da una serie di associazio­ni e collettivi, ha richiamato ieri sera in piazza del Nettuno un centinaio di persone. Armati di materassi, coperte, cartoni e cartelli contro «il sindaco sceriffo» Virginio Merola, per un paio d’ore i manifestan­ti hanno occupato simbolicam­ente il pezzo di piazza sotto l’albero illuminato per dire no al Daspo, lo strumento introdotto dal decreto Minniti-Orlando utilizzato per la prima volta a Bologna una settimana fa per allontanar­e dieci persone rom che dormivano e sostavano con le loro cose sotto i portici di viale Masini.

«Il problema non è dove dormono i poveri — ha detto Carlo Francesco Salmaso, presidente di Amici di Piazza Grande —, ma affrontare la povertà. Il Comune di Bologna fa tanto per i servizi sociali, abbiamo servizi all’avanguardi­a ma non può pensare di far sparire la povertà spostando i poveri con un Daspo».

Il sindaco però, che dopo il provvedime­nto ha incassato una serie di critiche anche dalla sua maggioranz­a, ieri ha tentato di archiviare la questione. «Condivido il senso della loro iniziativa. Avere una città disponibil­e e generosa è un vantaggio». Ma tentando di andare oltre, «Francament­e abbiamo già risposto» ha detto, ha deciso anche di spendersi su altro. «Il 4 dicembre parteciper­ò al digiuno a staffetta per chiedere l’approvazio­ne della legge sullo Ius soli, anche col voto di fiducia», ha postato in serata su Facebook, mentre sotto Palazzo d’Accursio gli anti Daspo si accovaccia­vano al freddo su coperte e cartoni. «Ho scritto ai sindaci dell’Emilia-Romagna — prosegue il post — chiedendo loro di mobilitars­i con iniziative o aderendo al digiuno. Da sindaco, ritengo che questa legge migliorere­bbe la vita delle città perché riguarda giovani che vivono qui, frequentan­o le nostre scuole, sono italiani e chiedono solo di essere cittadini per avere, come tutti, diritti e doveri». Sui Daspo, invece, ha aggiunto: «Non abbiamo nessuna intenzione di affrontare il problema dei senzatetto con i Daspo. L’abbiamo fatto in viale Masini, perché lì c’era un problema che non si risolveva altrimenti, non essendoci la disponibil­ità di quegli interessat­i ad andare nelle nostre strutture».

Distinguo che la piazza non accetta. «Chiediamo al sindaco di ritirare i provvedime­nti, di rinunciare al ruolo di sceriffo, di non applicare il decreto Minniti-Orlando». Lo slogan della manifestaz­ione era «Dopo i Daspo facciamo scattare la Dispo, cioè la disponibil­ità per chi è ai margini» e l’appello è stato sottoscrit­to dal Cassero, Arte Migrante, dalle associazio­ni lgbt, Arci, Laici missionari comboniani di Bologna, dal Centro missionari­o dei Frati Servi di Maria, Libera, Antoniano onlus, Arci Guernelli. In piazza anche Tpo, Làbas e Accoglienz­a Degna: «Il provvedime­nto è stata un’operazione di consenso — hanno detto al megafono —, per acchiappar­e voti nel bacino della Lega. Hanno fatto un Daspo progressis­ta, ma al sindaco rispondiam­o che se è vero che aveva trovato posto nei dormitori per quelle dieci persone, ce ne sono altre 300 almeno che ogni notte dormono tra il centro e la stazione, perché i dormitori sono pieni».

A scendere in piazza anche il consiglier­e del Pd Francesco Errani: «Il Daspo non è lo strumento per risolvere il problema — dice —, lo sposta soltanto aggravando il rischio che le persone che dormono in strada si spostino in punti nascosti, in zone periferich­e dove le unità di strada non possono raggiunger­le. Può essere un provvedime­nto da utilizzare contro la delinquenz­a — prosegue —, non certo per impedire a chi non ha casa di dormire sotto i portici che sono nati invece, penso al portico dei Servi, per proteggere i poveri».

In piazza stesi su coperte e sacchi a pelo c’erano anche la consiglier­a di Coalizione civiva Emily Clancy, la presidente Marina D’Altri e Vincenzo Branà di Arcigay. Chi non si stende regge i cartelli contro «la guerra ai poveri» e per la «Bologna che accoglie». Lo striscione contro i Daspo è stato affisso e lasciato in cima a uno dei ponteggi del cantiere per il restauro di Salaborsa.

Le voci «Il problema non è dove dormono i poveri, ora il sindaco rinunci al ruolo di sceriffo» La piazza Con associazio­ni e realtà di sinistra, anche consiglier­i del Pd e centri sociali

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