Bici rimosse in via Orfeo «Intralciano il passaggio»
Infuria ancora la polemica tra i ciclisti e il Comune, dopo un’operazione di rimozione delle bici che martedì mattina ha portato al sequestro di dieci biciclette parcheggiate in modo irregolare in via Orfeo. Secondo quanto raccontano alcuni testimoni sulla pagina Facebook «Salva i ciclisti», l’intervento sarebbe partito dalla segnalazione di un cittadino non vedente che sarebbe inciampato su uno dei mezzi, ma dal Comune non arrivano conferme su questa ricostruzione.
Cosa certa è invece la rimozione delle due ruote, alimentando ulteriormente lo scontro in atto tra i ciclisti e Palazzo d’Accursio dopo l’avvio della campagna per il «risveglio civico» voluta dal sindaco Virginio Merola: le multe fioccate nei confronti di bici condotte contromano e sotto i portici nei primi giorni della campagna hanno portato i sostenitori delle due ruote a parlare di «una crociata». Oggi il consiglio di quartiere del Santo Stefano, oltre a occuparsi di questioni legate al bilancio, affronterà proprio il nodo delle bici: sempre oggi, alla velostazione Dynamo, ci sarà invece il secondo incontro dell’Assemblea generale del ciclismo urbano, realtà nata recentemente dopo i contrasti con l’amministrazione.
Le rimozioni di via Orfeo non sono passate inosservate a Salva i ciclisti, che per voce della presidente della Consulta delle bici, Simona Larghetti, commenta l’accaduto: «Giusto sanzionare chi creava intralcio, è però doveroso segnalare il fatto che queste rimozioni sono ripetute nel tempo e dovute a una cronica assenza di rastrelliere in quell’area. Il problema è stato segnalato, ma ancora non si trova rimedio, anche perché il Santo Stefano sembra particolarmente indirizzato a un accanimento anti-bici. Inoltre è singolare che alcune auto, in divieto e d’intralcio, non siano state multate». Secondo il consigliere della Lega Nord, Umberto Bosco, «è sembrato un intervento massivo e non la chirurgica rimozione delle bici in sosta irregolare, condanno la leggerezza di alcuni ciclisti, ma è vero che in alcune zone non c’è un numero adeguato di rastrelliere, e solo quando saranno diffuse capillarmente sarà giustificata la tolleranza zero».