Il celeste impero dell’infanzia
La Cina sarà il Paese ospite alla prossima Fiera del libro per ragazzi. Da domani un seminario all’Accademia Drosselmeier. Grazia Gotti: «Costruendo un ponte scopriamo un mondo ricchissimo»
La Cina e i suoi figli. Le parole riferite ai bambini, attingendo da un pozzo infinito di leggende millenarie, saggezze che si tramandano e le contraddizioni di un regime che viene da una rivoluzione.
La letteratura per ragazzi dell’ex Impero celeste ha cominciato lentamente a disvelarsi a partire dal 2009 alla Fiera di Francoforte. A marzo del 2018 la Cina sarà il Paese ospite della nostra Fiera del libro per ragazzi e la cooperativa Giannino Stoppani (partner principale dell’expo) ci sta lavorando da tempo. Da domani all’Accademia Drosselmeier si apre un seminario con editori, traduttori e luminari della cultura cinese come la professoressa Claudia Pozzani, lo studioso Stefano D’onofrio e Alessandra Gualtieri, che sta curando insieme ad altri autori un compendio di storie da Pechino.
«Non sappiamo cosa porterà la Cina a Bologna — ragiona la “giannina” Grazia Gotti — ma noi saremo preparati ad accoglierla, pronti ad uno scambio culturale profondo. Finora, in Fiera i cinesi hanno avuto il loro stand, ma non hanno interagito molto con gli altri editori e operatori. Solo da due anni ci mandano i libri per il Ragazzi Award. A marzo Bologna sarà un centro culturale, il ponte per una serie di relazioni che non sono solo meramente economiche e commerciali». Bologna sarà vetrina di una realtà a noi misconosciuta. Un’altra visione dell’Estremo Oriente, quindi, che passa dalla produzione editoriale per i piccolissimi e gli adolescenti.
Le «giannine» stanno dunque scandagliando nel mondo la Cina che si disvela attraverso questi libri e le rappresentazioni che ne fa l’Occidente. «In Francia e negli Stati Uniti soprattutto — fa sapere Gotti — ci sono autori, spesso di origine cinese, che raccontano la Cina». Tra quelli usciti anche in Italia, è il caso dell’albo illustrato Il sogno di Rossociliegia, la storia della prima giovane donna a frequentare l’Università in Cina della californiana di origini cinesi Shirin Yim Bridges. Mondadori ha invece pubblicato The only child dell’illustratrice Guojing, il tratto morbido, leggero e pulito al servizio della solitudine vissuta dalla protagonista nel periodo in cui nel suo Paese il figlio unico era un obbligo di legge.
Tenendo come bussola il saggio di Marcel Granet Il pensiero cinese, Gotti ha iniziato (insieme a fidati compagni di viaggio) il suo cammino. «L’apertura culturale della Cina è molto recente», ammette. Ed è convinta che quando la finestra si spalancherà «scopriremo un mondo ricchissimo». «Ho visto ad esempio — ci dice — la celebre storia dei Vestiti nuovi dell’Imperatore in cui, però, ad essere corrotti e vanitosi sono i cortigiani, segno del rispetto alla figura dell’imperatore». Ancora, inoltre, spopolano eroi leggendari come «lo scimmiotto» o Hua Mulan. Il primo è una figura magica che porta scompiglio in cielo e fra gli uomini narrata in antichità dal monaco Hsuan Tsang in Viaggio verso Occidente, dove l’Occidente è l’India. La seconda è tramandata dal IV secolo: l’unica donna che combattè e vinse contro gli unni nelle fila di un esercito composto da uomini. Draghi, demoni, gli animali dello zodiaco, la tradizione delle lanterne, l’invenzione della carta o la costruzione della Grande Muraglia sono altri temi diffusi. Così come il segno delicato ma declinato in forme e colori sorprendenti delle illustrazioni.«Ci sono molte cose da riscoprire — va avanti la studiosa — Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 il medico napoletano Ludovico di Giura divenne il medico personale dell’imperatrice Cixi. Dalla sua esperienza, tra gli altri, libri, ricavò una splendida traduzione di fiabe tradizionali oggi introvabili».
Se la rivoluzione maoista e il regime comunista hanno censurato alcuni guizzi, alimentando per contro la creatività dei migranti e dei dissidenti, e se «per un periodo era bandita la cura dell’estetica», fa sapere Gotti, stanno comunque uscendo libri critici «e molto ironici» dai cassetti della stessa Cina. «Noi — conclude lei — affrontiamo luci e ombre».
È iniziata nel 2009 la valorizzazione sul piano internazionale della letteratura dell’infanzia cinese. È di quell’anno l’istituzione del Best Chinese Children Book Award intitolato al pittore e fumettista Feng Zikai morto nel 1975. Nel 2017 ha vinto la storia del riso finemente illustrata da Yu Hongheng. E l’Occidente più illuminato non è stato a guardare. L’ultimo premio Andersen dedicato agli adolescenti è andato, ad esempio, al romanzo Girasole, racconto intimo di solidarietà in una sperduta comunità rurale scritto da Cao Venxuan (in Italia edito da Giunti). Molto successo, infine, continua a mietere il fumetto di Li Kunwu Una vita cinese, il tempo del padre, ovvero: ecco come un bambino non poteva non amare Mao Tse Tung.
Gotti