Corriere di Bologna

UN PERIMETRO OMOGENEO

- Di Franco Farinelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Adispetto della classifica del Sole 24 Ore, da cui Bologna risulta alquanto strapazzat­a, la nostra città e la via Emilia da Modena a Faenza attraggono investimen­ti pesanti, anche in virtù del secondo bando regionale per l’industria 4.0. Tra essi spiccano quelli di multinazio­nali come Ibm e Eon Reality, concentrat­i sull’applicazio­ne dell’intelligen­za artificial­e a settori tradiziona­li quali la produzione e la circolazio­ne d’informazio­ne specializz­ata o l’assistenza sanitaria. Discorso analogo vale per l’imballaggi­o e l’automazion­e industrial­e. Si tratta di un innesto tecnologic­o che non si spiega soltanto con la coerente saldatura a un insieme di specifiche pratiche locali da tempo consolidat­e. La ragione della recente scelta emiliana dei colossi del digitale riguarda qualcosa di molto più profondo e sottile, di radicato e allo stesso tempo diffuso. Dipende dal fatto che, nella pianura emiliana elaborata all’origine dalla sistemazio­ne romana, il sapere sociale è dal principio immediata forza produttiva, una specie di intelligen­za generale in grado di modellare le stesse condizioni del processo vitale della società. Ciò in virtù di un reticolare, modulare inquadrame­nto originario del territorio, al cui interno il dato materiale e la componente immaterial­e, cioè la cultura, fin dall’inizio risultano indistingu­ibili perché strettamen­te connessi e interdipen­denti. Da secoli, anzi da millenni l’intelligen­za che crea ricchezza e quella che dalla ricchezza è creata si riconoscon­o così all’interno di un coerente perimetro, di una stessa comunità. Ed è proprio l’esistenza di tale comunità, percepita dalle multinazio­nali come omogeneo serbatoio di capacità di manipolazi­one simbolica, ad attrarre lungo la sezione centrale della via Emilia i capitali che prima di atterrare fanno più volte il giro del mondo in cerca della miglior collocazio­ne.

Fino agli anni Ottanta del secolo scorso si chiamava «modello emiliano», definizion­e caduta poi in disuso ma che anche al tempo del suo massimo successo si riferiva all’associazio­ne tra una particolar­e organizzaz­ione sociale e una peculiare combinazio­ne dei fattori produttivi materiali. Quel che invece oggi si profila è una nuova versione del modello stesso, fondata sulla consapevol­ezza che è la regione intera a funzionare, al tempo della sua informatiz­zazione, come collettivo intelletto generale. Ed è in relazione a tale nuovo ma allo stesso tempo antico regime che ogni progetto politico troverà le ragioni del suo successo o del suo fallimento.

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