L’UMANITÀ CHE SI SCONTRA CON I GRADINI
Asalvare tutto, pardon a renderlo a tratti sopportabile, è l’umanità. Sono le singole persone. È difficile girare a Bologna con le stampelle. Zoppicando appoggiato a un bastone. Come credo lo sia in ogni città.
Odio il giornalista che parla di sé, per una volta vediamo se può servire a qualcosa. A dire grazie, a invitare a continuare e allargare l’abitudine, a infuriarsi, protestare, se possibile — ma è complicato — a trovare qualche rimedio. Senza troppe attese.
Parlo di chi è disabile per periodi più o meno lunghi, cercando di avere rispetto per chi lo è per la vita, gira in carrozzella o appoggiato a qualcuno. La mia «fortuna» o sfortuna temporanea — di mesi lunghi — può solo aiutare a capire un mondo. Per l’ennesima volta: quante sono le inchieste su handicap e città? Io ne feci una tanti anni fa con Pier Angelo Bertoli — grande musicista, grande uomo — che quando perdeva la pazienza prendeva a bastonate gli ostacoli creati dall’uomo alla sua esistenza.
Credeva nella rivoluzione, Bertoli. Questo è invece lo stupore di chi a Bologna non è abituato alle difficolta di girare in città trascinandosi. Partiamo dal positivo. Il posto in bus che sempre qualcuno ti lascia, la mano in strada quando ci sono gradini o marciapiedi alti (quindi sbagliati, disonesti), porte, ostacoli: sempre, più ragazze che uomini (ma senza scandalo), di molti colori, giovani donne anche con il velo di seta sui capelli. Un sorriso, ringrazi e poi ti viene in mente: ma perché non è sempre così, in tutti i luoghi, le attività, gli incontri? Bisogna star male per stare bene con gli altri?
Questa è la meraviglia su cui ragionare parlando di quel che non va. I gradini degli autobus troppo alti: aiuta la pazienza degli autisti, guidano spesso a scatti, la colpa credo sia la follia di ogni traffico. Tanta gente sale con una-due stampelle, i marciapiedi sembrano sponde per naufraghi, non disperanti solo quelli alti per il Civis mai nato, ma poi per scendere verso i portici con il buio si rischia di volare. Ancora: la scarsa chiarezza, non solo per via Indipendenza chiusa, sulle fermate abolite, spostate. Le attese e le ricerche inutili sono umilianti.
Scendiamo nelle vie: ogni sporcizia è un dramma su cui si può scivolare, tanto più è nascosta, trasparente. Mi vola via la stampella e io ogni tanto la seguo. Come negli infiniti gradini nascosti, nel lusso dei ristoranti, nel buio improvviso, nel gioco di ombre. Nelle buche nelle strade, tanto più sono piccole. Inoffensive per i «normali». L’elenco può essere lungo. Chi vuole, lo continui per sua istruzione. Ogni caduta, anzi ogni difficoltà di un essere umano è una lezione. Cambiare una città, per di più antica, è costoso. Impossibile forse. Sapere aiuta la buona volontà.