«Ma i vini di qualità sono marginali»
Cesari: avanza il consumo quotidiano, noi puntiamo sul premium
Le bottiglie di Umberto Cesari, azienda con 175 ettari di vigne a Castel San Pietro Terme (Bologna), vanno all’estero dalla fine degli anni Sessanta. Prima solo in Europa. Poi, di lì a poco, negli States e in Canada, per approdare dopo qualche anno in Asia: Giappone, Cina, Thailandia. Con percentuali di crescita a doppie cifre.
Gianmaria Cesari, il mercato estero vi premia. Qual è la carta vincente?
«Presentare un proprio stile e una linea di vini di fascia premium, che è sempre quella in tutti i Paesi. Sangiovese, Pignoletto, Trebbiano. Valorizzare la tipicità delle uve dell’EmiliaRomagna dando enfasi al territorio. Con una strategia aziendale che si riassume in tre punti: cura del frutto e grandi investimenti agronomici mettendo in cantiere sempre nuovi vigneti sperimentali, circa il 10% del fatturato se ne va in ricerca e innovazione; definizione del target per raggiungere il consumatore consapevole che sappia davvero apprezzare la qualità; grosse spese in marketing e comunicazione, una quota pari al 15% dei ricavi».
Cosa manca all’Emilia-Romagna del vino?
«Cresce sui prodotti di grande rotazione e consumo quotidiano, ma in valore assoluto i vini di qualità sono ancora molto marginali. Mentre altre regioni vinicole, come la Toscana, aumentano proprio le quote d’export delle bottiglie di fascia alta. Insomma c’è ancora tanto da fare». Un esempio? «L’Emilia-Romagna deve diventare la regione dell’eccellenza enogastronomica, puntando sugli abbinamenti cibo-vino. Mi auguro che si possa aprire presto un tavolo di discussione che raggruppi i migliori produttori».
Dove si concentreranno in futuro le vostre esportazioni?
«Negli Usa, dove ogni anno si registra mediamente un incremento di vendite del 10% e nei mercati storici (Germania e Inghilterra). Con attenzione particolare al Canada, che oggi conta un giro d’affari annuo di oltre un milione di bottiglie, esclusivamente premium e ultra-premium; ai paesi asiatici, soprattutto al Giappone, che cresce più del 10% all’anno, come pure alla Thailandia, al Vietnam e a Singapore. Infine credo nel grande ritorno della Russia e nelle potenzialità della Cina».
Dobbiamo investire sugli abbinamenti cibo-vino