Quell’obbligo solo sulla carta «Niente pos, qui contanti»
I negozi rifiutano transazioni per piccole spese ma le sanzioni sono nulle
Nell’anno del Signore 2017 in una delle pasticcerie più esclusive del Bolognese, «per una spesa sotto i 10 euro, si accettano solo contanti». Succede davanti a un conto di 9,10 euro e nel mezzo del nulla della campagna emiliana, ché magari una banca da qualche parte c’è ma chissà dove.
«Su 28 paesi, l’Italia è al 24esimo posto come transazione per abitante, solo Grecia, Bulgaria e Germania fanno peggio. In Svezia ormai l’utilizzo del contante è arrivato a rappresentare l’1-2% dei pagamenti e le commissioni ci sono anche lì...». Valeria Portale, direttrice dell’Osservatorio mobile payment del Politecnico di Milano spiega che sebbene siano piuttosto diffusi i pos («siamo tra i primi 5 paesi per numero di pos per abitante»), si usano ancora molto poco. «È un problema culturale: con il contante è più facile fare del nero e per l’esercente il costo percepito nell’utilizzo delle carte è più alto». I pagamenti elettronici potrebbero essere in realtà addirittura convenienti. «Non si pensa, ad esempio, al costo del tempo impiegato per andare in banca a versare l’incasso, oltre al pericolo che si corre».
Il nodo, a sentire gli esercenti, sono soprattutto le commissioni. «Chi è restio a utilizzare le carte, teme i costi. Le commissioni penalizzano chi ha un basso potere di contrattazione: le grandi catene possono ottenere bassi tassi, i piccoli esercenti faticano a strappare soluzioni convenienti», fa notare Loreno Rossi di Confesercenti. «Ci sono poi categorie particolarmente penalizzate, come edicolanti, benzinai e tabaccai che hanno poco margine e andrebbero in rimessa: dovrebbe intervenire lo Stato, abbassando i costi. Noi siamo contrari alle sanzioni: non è con il sistema coercitivo che si favorisce l’uso dei pagamenti elettronici, ma incentivandone l’uso».
Il pos oggi è obbligatorio. Esistono anche sanzioni per chi sgarra, ma non sono ancora state applicate. «Molti preferiscono rischiare di subire l’ammenda», spiega Claudio Bruni di Emil Banca. Anche le banche hanno commissioni, sui pagamenti elettronici. «E dobbiamo evitare di andare in rimessa, pure noi». Le commissioni cambiano di banca in banca e di cliente in cliente: «La banca guadagna sul transato, quindi il potere contrattuale di un grosso esercente solitamente è diverso da quello di uno più piccolo. In questo secondo caso però potrebbero intervenire le associazioni di categoria per strappare migliori condizioni. Noi abbiamo ad esempio la Cat dei taxi, come cliente, e con noi si è mossa l’associazione, non il singolo esercente».
Non sempre è necessario essere un maxistore per strappare una buona soluzione. «Per trattenere un cliente storico o per strapparne uno alla concorrenza, la banca può scegliere di abbassare i prezzi, ad esempio». La forbice con Emil Banca, da depliant, va dall’1,50% allo 0,25% per la carta di debito, dal 4,00% allo 0,75 per la carta di credito.
Oltre ai costi, c’è chi lamenta la perdita di tempo, nei pagamenti con le carte. «Si immagina le file che si creerebbero al bar o in edicola ?», fa presente Rossi. «Con il contatcless, in realtà si riducono», rispondono dalla banca. «Ora c’è anche satispay, un’applicazione gratuita per pagare nei negozi convenzionati con il cellulare e senza carte, e che sarebbe lo strumento ideale per edicole e bar: basta avere uno smartphone... E poi l’esercente non ha commissioni fino a 10 euro, e sopra i 10 paga solo 20 centesimi qualsiasi sia l’importo incassato». Non può sostituire il pos, ma può affiancarlo. Un’altra novità. Quanto tempo servirà a Bologna per digerirla?
L’esperta È un problema culturale, con il contante è più facile fare del nero e per l’esercente il costo percepito nell’utilizzo delle carte è più alto, in realtà è conveniente Confesercenti «Le commissioni penalizzano i piccoli esercenti, le catene hanno accordi migliori»