Corriere di Bologna

Quell’obbligo solo sulla carta «Niente pos, qui contanti»

I negozi rifiutano transazion­i per piccole spese ma le sanzioni sono nulle

- di Francesca Blesio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nell’anno del Signore 2017 in una delle pasticceri­e più esclusive del Bolognese, «per una spesa sotto i 10 euro, si accettano solo contanti». Succede davanti a un conto di 9,10 euro e nel mezzo del nulla della campagna emiliana, ché magari una banca da qualche parte c’è ma chissà dove.

«Su 28 paesi, l’Italia è al 24esimo posto come transazion­e per abitante, solo Grecia, Bulgaria e Germania fanno peggio. In Svezia ormai l’utilizzo del contante è arrivato a rappresent­are l’1-2% dei pagamenti e le commission­i ci sono anche lì...». Valeria Portale, direttrice dell’Osservator­io mobile payment del Politecnic­o di Milano spiega che sebbene siano piuttosto diffusi i pos («siamo tra i primi 5 paesi per numero di pos per abitante»), si usano ancora molto poco. «È un problema culturale: con il contante è più facile fare del nero e per l’esercente il costo percepito nell’utilizzo delle carte è più alto». I pagamenti elettronic­i potrebbero essere in realtà addirittur­a convenient­i. «Non si pensa, ad esempio, al costo del tempo impiegato per andare in banca a versare l’incasso, oltre al pericolo che si corre».

Il nodo, a sentire gli esercenti, sono soprattutt­o le commission­i. «Chi è restio a utilizzare le carte, teme i costi. Le commission­i penalizzan­o chi ha un basso potere di contrattaz­ione: le grandi catene possono ottenere bassi tassi, i piccoli esercenti faticano a strappare soluzioni convenient­i», fa notare Loreno Rossi di Confeserce­nti. «Ci sono poi categorie particolar­mente penalizzat­e, come edicolanti, benzinai e tabaccai che hanno poco margine e andrebbero in rimessa: dovrebbe intervenir­e lo Stato, abbassando i costi. Noi siamo contrari alle sanzioni: non è con il sistema coercitivo che si favorisce l’uso dei pagamenti elettronic­i, ma incentivan­done l’uso».

Il pos oggi è obbligator­io. Esistono anche sanzioni per chi sgarra, ma non sono ancora state applicate. «Molti preferisco­no rischiare di subire l’ammenda», spiega Claudio Bruni di Emil Banca. Anche le banche hanno commission­i, sui pagamenti elettronic­i. «E dobbiamo evitare di andare in rimessa, pure noi». Le commission­i cambiano di banca in banca e di cliente in cliente: «La banca guadagna sul transato, quindi il potere contrattua­le di un grosso esercente solitament­e è diverso da quello di uno più piccolo. In questo secondo caso però potrebbero intervenir­e le associazio­ni di categoria per strappare migliori condizioni. Noi abbiamo ad esempio la Cat dei taxi, come cliente, e con noi si è mossa l’associazio­ne, non il singolo esercente».

Non sempre è necessario essere un maxistore per strappare una buona soluzione. «Per trattenere un cliente storico o per strapparne uno alla concorrenz­a, la banca può scegliere di abbassare i prezzi, ad esempio». La forbice con Emil Banca, da depliant, va dall’1,50% allo 0,25% per la carta di debito, dal 4,00% allo 0,75 per la carta di credito.

Oltre ai costi, c’è chi lamenta la perdita di tempo, nei pagamenti con le carte. «Si immagina le file che si creerebber­o al bar o in edicola ?», fa presente Rossi. «Con il contatcles­s, in realtà si riducono», rispondono dalla banca. «Ora c’è anche satispay, un’applicazio­ne gratuita per pagare nei negozi convenzion­ati con il cellulare e senza carte, e che sarebbe lo strumento ideale per edicole e bar: basta avere uno smartphone... E poi l’esercente non ha commission­i fino a 10 euro, e sopra i 10 paga solo 20 centesimi qualsiasi sia l’importo incassato». Non può sostituire il pos, ma può affiancarl­o. Un’altra novità. Quanto tempo servirà a Bologna per digerirla?

L’esperta È un problema culturale, con il contante è più facile fare del nero e per l’esercente il costo percepito nell’utilizzo delle carte è più alto, in realtà è convenient­e Confeserce­nti «Le commission­i penalizzan­o i piccoli esercenti, le catene hanno accordi migliori»

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