I Soliti Ignoti 2.0 di Sydney Il film della settimana
Lo ammettiamo, non è stato facile scegliere questa volta il film della settimana (che, va ricordato, non è necessariamente il film migliore, ma quello più significativo e stimolante, anche se proviene da una delusione). Scartato un Michael Haneke un po’ uguale a sé stesso (Happy End), segnalato uno sbilenco e curioso film sentimentale di Francesca Comencini (Amori che non sanno stare al mondo), guardato con molta noia un musical divertito ma non divertente di Roberta Torre con Massimo Ranieri (Riccardo va all’inferno), rispettata la nuova versione di Agatha Christie con mega-cast (Assassinio sull’Orient Express), ci rimane il terzo capitolo della saga Smetto quando voglio. Non è un male. Anzi, la scelta è la più giusta visto che da anni il pubblico cerca col lanternino commedie sprovincializzate e intelligenti che colmino l’assurda voragine tra la tremenda comicità contemporanea dei divi televisivi e il cinema d’autore sempre più autoreferenziale. Ecco, la trilogia di Smetto quando voglio – con la sua storia di ricercatori precari che, invece che fuggire all’estero per lavorare, mettono in piedi una banda di gangster dal cuore d’oro – funziona a tutti i livelli. Scrittura brillante, personaggi riusciti, scene (anche d’azione) credibili, un “tiro” all’americana che non nuoce, tanto più che l’idea di partenza è spudoratamente copiata dalla serie Tv Breaking Bad. Il cinema italiano possiede la qualità storica del furto con reinvenzione, il cui apice artigianale fu lo spaghetti western. Questa conclusione è all’altezza, anche grazie al cattivo interpretato da Luigi Lo Cascio e a un’aria da soliti ignoti 2.0 a sua modo umile e riuscita. Vedremo se il modello riuscirà ad attecchire, anche al di fuori del prototipo.