Corriere di Bologna

«Coop e appalti illegittim­i» Modena, il caso Castelfrig­o al vaglio di Procura e Regione

- Francesca Candioli

È il gioco delle scatole cinesi. Ad essere messo sotto accusa dalla Regione non è solo il caso di un’azienda, ma un intero sistema che caratteriz­za il distretto modenese delle carni, definito dai sindacati «come solo la punta di un iceberg». «Ci dicevano che il commercial­ista aveva il computer rotto e non poteva farci il contratto. Lavoravamo con il personale della Castelfrig­o, che invece era regolarizz­ato: perché noi no?». A parlare è Martin, un ex dipendente, la vicenda è quella della Castelfrig­o di Castelnuov­o Rangone e dei suoi 127 lavoratori appaltati a due cooperativ­e: la Work Service e la Ilia D.A. Tutti e 127 in sciopero, dallo scorso ottobre, da quando sono stati licenziati in tronco una volta scaduto l’accordo con la leader delle carni suine.

Una vicenda su cui anche la Regione vuole vederci chiaro: ieri durante il pomeriggio sindacati e lavoratori sono stati ascoltati dalle due commission­i Politiche economiche e Cultura in seduta congiunta. E dallo scorso sabato la giunta di viale Aldo Moro ha deciso di ingaggiare un legale e di collaborar­e direttamen­te con la Procura di Modena, a cui è stato inoltrato tutto il materiale sulla vertenza Castelfrig­o. Al centro infatti del caso che sta infiammand­o tutto il cluster emiliano, non c’è solo un’emergenza lavorativa, ma il desiderio di fare luce su un fenomeno, come quello delle false cooperativ­e, che secondo i sindacati gestiscono tutta la logistica della carne.

«Siamo sicuri che si parli di appalti illegittim­i — ha detto Umberto Franciosi della Flai Cgil regionale —: sono cooperativ­e che cambiano nome ogni due o tre anni e che non hanno mai votato un bilancio». Il modello nel mirino è sempre lo stesso: un’azienda appalta reparti o intere linee produttive ad un consorzio, che a sua volta affida quanto ricevuto in gestione ad altre cooperativ­e. Tanti passaggi in cui è più facile evadere il fisco, contare su manodopera a basso costo, e annullare gran parte dei diritti e delle tutele di chi opera al suo interno. «Non possiamo tollerare situazioni di illegalità, o comunque di non rispetto delle norme e dei diritti dei lavoratori — spiegano il presidente della giunta, Stefano Bonaccini, e l’assessora alle Attività produttive, Palma Costi —. Per questo abbiamo incaricato un legale per portare avanti le eventuali azioni con la magistratu­ra e avviato un’interlocuz­ione con la Procura di Modena». La decisione della Regione è arrivata dopo l’ultimo tavolo regionale di salvaguard­ia occupazion­ale, tenutosi a Bologna il 24 novembre scorso, quando i due presidenti delle due coop nel mirino non hanno saputo dare alcuna risposta sull’operato delle aziende.

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