«Coop e appalti illegittimi» Modena, il caso Castelfrigo al vaglio di Procura e Regione
È il gioco delle scatole cinesi. Ad essere messo sotto accusa dalla Regione non è solo il caso di un’azienda, ma un intero sistema che caratterizza il distretto modenese delle carni, definito dai sindacati «come solo la punta di un iceberg». «Ci dicevano che il commercialista aveva il computer rotto e non poteva farci il contratto. Lavoravamo con il personale della Castelfrigo, che invece era regolarizzato: perché noi no?». A parlare è Martin, un ex dipendente, la vicenda è quella della Castelfrigo di Castelnuovo Rangone e dei suoi 127 lavoratori appaltati a due cooperative: la Work Service e la Ilia D.A. Tutti e 127 in sciopero, dallo scorso ottobre, da quando sono stati licenziati in tronco una volta scaduto l’accordo con la leader delle carni suine.
Una vicenda su cui anche la Regione vuole vederci chiaro: ieri durante il pomeriggio sindacati e lavoratori sono stati ascoltati dalle due commissioni Politiche economiche e Cultura in seduta congiunta. E dallo scorso sabato la giunta di viale Aldo Moro ha deciso di ingaggiare un legale e di collaborare direttamente con la Procura di Modena, a cui è stato inoltrato tutto il materiale sulla vertenza Castelfrigo. Al centro infatti del caso che sta infiammando tutto il cluster emiliano, non c’è solo un’emergenza lavorativa, ma il desiderio di fare luce su un fenomeno, come quello delle false cooperative, che secondo i sindacati gestiscono tutta la logistica della carne.
«Siamo sicuri che si parli di appalti illegittimi — ha detto Umberto Franciosi della Flai Cgil regionale —: sono cooperative che cambiano nome ogni due o tre anni e che non hanno mai votato un bilancio». Il modello nel mirino è sempre lo stesso: un’azienda appalta reparti o intere linee produttive ad un consorzio, che a sua volta affida quanto ricevuto in gestione ad altre cooperative. Tanti passaggi in cui è più facile evadere il fisco, contare su manodopera a basso costo, e annullare gran parte dei diritti e delle tutele di chi opera al suo interno. «Non possiamo tollerare situazioni di illegalità, o comunque di non rispetto delle norme e dei diritti dei lavoratori — spiegano il presidente della giunta, Stefano Bonaccini, e l’assessora alle Attività produttive, Palma Costi —. Per questo abbiamo incaricato un legale per portare avanti le eventuali azioni con la magistratura e avviato un’interlocuzione con la Procura di Modena». La decisione della Regione è arrivata dopo l’ultimo tavolo regionale di salvaguardia occupazionale, tenutosi a Bologna il 24 novembre scorso, quando i due presidenti delle due coop nel mirino non hanno saputo dare alcuna risposta sull’operato delle aziende.