IL PRIVATO È SEMPRE POLITICO
«Il privato è politico». Per tanti anni, decenni, forse secoli, la frase ha riempito ogni piega della sinistra: via via con divisioni — di solito fra donne e uomini — se significasse che il «sistema» politico si deve occupare sempre più profondamente delle sensibilità individuali, o se nulla del privato possa essere nascosto ai compagni. Casi clamorosi di «scandali» celati e schizofrenie maschili, da Togliatti a Luigi Longo. Miklos Jancso, grande regista ungherese, ci fece anche un film cult e un libro con una famosa documentarista italiana, Giovanna Gagliardo, «Vizi privati e pubbliche virtù».
Era il 1976. C’era il comunismo. Virginio Merola, che risulta iscritto al Pci fino al 1991, ma ci pare di ricordarlo libertario Manifesto, è uomo d’onore. Quindi non fa confusioni su pubblico e privato, gira con una vecchia Fiat del Comune e senza autista. Però, adesso, troppo spesso ci mette un tempo eccessivo a realizzare che, di questi tempi cattivi, la velocità di comunicazione pubblica è indispensabile anche (e purtroppo) per il privato. Sembra scappare per scale sue. Ieri mattina ha annunciato che non pagherà più il Pd per la sua iscrizione: 500 euro al mese, il 10% dello stipendio come per tutti quelli — ci scusi — che hanno incarichi anche grazie al partito. Motivi «personali», ha detto, ripetendo che avrebbe continuato a essere iscritto al partito e avrebbe saldato tutto entro fine mandato.
Il Pd è sembrato restare di stucco. Non ci sono quattrini, come noto.
El’ex tesoriere ha lasciato per motivi politici il partito. L’assessore Matteo Lepore, a lungo il delfino di Merola, ha detto di rispettare la «scelta personale». Come potevano in tanti non sapere che la decisione derivava dai 18.000 euro (a occhio) che Merola aveva dovuto versare per la condanna inflitta a lui e alla sua prima giunta per l’assunzione di un capo di Gabinetto non laureato? Grave se lo sapevano, grave se non lo sapevano. Merola la faccenda di dover risparmiare l’ha raccontata dopo molte ore, quando il solito terremoto era già scoppiato. Va con Giuliano Pisapia, erano i tam tam, è l’ultimo atto dello scontro con il segretario del Pd, Francesco Critelli. Un Pd diviso ha visto la sua immagine ancora scollarsi. Come sta succedendo troppe volte senza vantaggio per nessuno: dalle pappe ai bambini agli attacchi inutilmente personali a un giornalista, ad annunci contraddetti.
Dalla doppia tessera PdPisapia siamo passati alla tessera ex post. Tutto onorevole, pure gravoso. Merola spesso si atteggia a volersi mostrare «civico», sopra i partiti. Già, ma i cittadini con tessere e senza dove stanno?