I veleni di Borini, fuggito e mai tornato
Cresciuto qui, nel 2007 scelse il Chelsea e non tornò mai Salvatori: «Ci prese in giro». De Marchi: «Fummo ignorati»
Dieci anni più tardi sono ancora veleni, domenica notte a San Siro il Bologna riabbraccerà vestito con la maglia del Milan Fabio Borini, un ragazzo cresciuto a Casteldebole che nel giugno del 2007 decise di ascoltare le dolci sirene provenienti dal Chelsea, andandosene da Bologna tra mille polemiche. Il direttore sportivo di allora era Fabrizio Salvatori, il responsabile del settore giovanile era Ciccio Marocchi, che si sentirono traditi sia da Borini sia da Marco De Marchi, per tanti anni suo procuratore.
Ascoltiamo la prima campana, quella di Salvatori, che esterna ancora la sua rabbia. «Sia Borini sia De Marchi non ebbero la serietà di dire come stavano veramente le cose, finendo per coinvolgere altre persone, che poi si presero la colpa per il suo addio. Non c’era nulla di male se avessero ammesso che al Chelsea non potevano mai dire di no, poi in fondo chi avrebbe potuto voltare le spalle a quella proposta che il Bologna non avrebbe mai potuto pareggiare. Quella che fecero fu una scelta logica, comprensibile, ma perché lasciare tra le nostre mani il cerino acceso, con la gente che ci attaccava per non avergli fatto sottoscrivere il contratto e di conseguenza per averlo perso ricevendo solo il premio di formazione (circa 200 mila euro)? No, non lo accettai allora e continuo a non accettarlo a distanza di tanti anni, perché sia il ragazzo o la sua famiglia sia De Marchi vollero coprire i loro legittimi interessi facendo ricadere la colpa della loro scelta su altre persone. C’è da dire che è vero che essendo arrivato da poco gli chiesi di avere un attimo di pazienza, ma più di una volta gli assicurai che il contratto glielo avrei fatto. Il punto è che non lo avrebbe mai firmato, avendo già un accordo con il Chelsea».
Fin qua Salvatori, ora ecco l’altra campana, quella di De Marchi. «Salvatori può dire quello che vuole, ma io lo allertai più di una volta fin dal mese di settembre ripetendogli che sul ragazzo c’erano squadre importanti, anche straniere. Ebbene, nonostante avesse compiuto il suo sedicesimo anno di età il 29 marzo, a giugno Borini era ancora senza contratto. Andai sette o otto volte in sede al Bologna per capire che idea avessero sul suo conto, la verità è che il Bologna ci fece pervenire la sua proposta solo dopo quella del Chelsea». Una curiosità: l’affare il club londinese lo chiuse attraverso il suo osservatore in Italia Carlo Jacomuzzi, che negli anni successivi diventò osservatore del Bologna.
Borini ha fatto il suo percorso in Premier League, restando sempre lontano da Bologna e dal Bologna. Che per due volte ha cercato di riportarlo a Casteldebole. La prima volta provò a convincerlo Pantaleo Corvino, che lo avrebbe voluto far diventare il giocatore simbolo del Bologna di Joey Saputo. Il secondo tentativo lo ha fatto Marco Di Vaio, passando prima attraverso De Marchi, poi contattando direttamente Borini. Niente da fare, il ragazzo non ha mai preso in considerazione l’idea di un suo ritorno a Bologna, alla ricerca com’era di una squadra che lottasse per vincere lo scudetto. No, non è un caso che Borini sia finito al Milan, perché il suo destino è legato alle scelte di Massimiliano Mirabelli. Che da capo scouting del Sunderland lo portò in quella società, il cui direttore era Roberto De Fanti, ora nuovo agente del ragazzo. Mirabelli lo avrebbe già voluto all’Inter quando era capo scouting del club nerazzurro, ma non riuscì a definire l’affare. Ce l’ha fatta nell’estate passata come direttore sportivo del Milan, pagandolo (al Sunderland) sui 7 milioni di euro.