Oneri di urbanizzazione: impennata oltre 7 milioni
La previsione del Comune si fermava a 5. I costruttori: «Ora si assecondi la nuova spinta»
Aumentano gli oneri di urbanizzazione incassati dal Comune. Dopo il crollo degli ultimi anni tornano a crescere: da circa 5 milioni di media, che erano stati indicati nelle previsioni del bilancio 2017, fino ad oggi Palazzo D’Accursio ha introiettato una cifra pari a 7,2 milioni. A fornire i dati è Marika Milani, dirigente del dipartimento Riqualificazione urbana. «La serie storica mostra negli ultimi anni un dato drammaticamente in calo — ricorda Milani —. I numeri sono chiari: si parlava di 6,3 milioni nel 2016 a fronte, per fare qualche esempio, dei 10,5 milioni del 2011 o addirittura dei 22,1 milioni del 2005».
Ora invece l’andamento dell’anno, che sta per concludersi, rivela un trend in aumento che per alcuni, e in particolare per i costruttori, si tratta di un parziale indicatore di ripresa dell’attività edilizia. Di fatto un segnale positivo per il Comune, che ha spinto a riportare l’asticella un po’ più in alto per i prossimi anni: a budget vengono infatti indicati 6,5 milioni sul 2018 e sette milioni sia sul 2019 che sul 2020.
Un’altra novità, intanto, arriva anche rispetto agli attesi fondi del Piano periferie: «Ieri (due giorni fa, ndr) la giunta ha approvato la convenzione con il governo e quindi stiamo parlando di finanziamenti che a giorni potranno essere licenziati» sottolinea l’assessore all’Urbanistica, Valentina Orioli.
Si tratta di un segnale di miglioramento per il mercato edilizio, al quale si accompagna anche una generale ripresa del business immobiliare. A dirlo sono i costruttori di AnceBologna, e in particolare il loro presidente Giancarlo Raggi. «Il mercato delle compravendite, da almeno tre anni, dà segni di una sostanziale ripresa, in termini di numero di transazioni sia riferite alle abitazioni usate che alle case nuove. Stiamo ritornando ad avere una dinamica positiva pre-crisi: il ciclo immobiliare negativo, anche per il nostro territorio, successivo alla crisi finanziaria globale del 2008, si è ora interrotto».
Adesso però, come spiega l’Ance, occorre investire sulla collaborazione tra imprese e istituzioni, oltre che sullo sblocco di alcuni progetti in stand-by da anni. «È necessario che le amministrazioni locali assecondino questa tendenza promuovendo lo sblocco delle iniziative ferme come tutta l’area Navile e Lazzaretto ed incentivino la rigenerazione degli immobili dismessi ancora presenti in città. Mentre sulle aree ex militari dismesse, ora demaniali, occorre rapidamente definire il tipo di iniziativa che ci si attende dai Fondi Ccp/Invimit per sbloccare la loro riqualificazione».