Kandinsky, Chagall, Malevich L’arte liberata
Mambo Da martedì la grande mostra che esplora le avanguardie russe con 70 dipinti di Chagall, Malevich, Repin e Kandinsky dal Museo di Stato di San Pietroburgo. Attesi 80.000 visitatori
Il Quadrato nero, il Quadrato rosso la Croce nera e il Cerchio nero di Malevich sono il manifesto di un sovvertimento dell’arte: le emozioni e il sentire travalicano ogni rappresentazione realistica. Secondo l’autore devono vincere su tutto. Siamo agli albori dell’avanguardia russa, due anni prima della rivoluzione del 1917. Per quanto i regimi che si sono susseguiti abbiano nascosto, negato, spesso perseguitato gli artisti non conformi, il lascito di un pensiero che è involontariamente politico si fa critica sociale pronta a riemergere con la stessa dirompenza anche in epoche diverse.
L’arte torna dunque libera in «Revolutija» la grande mostra allestita al Mambo da martedì al 13 maggio: in occasione del centenario della Rivoluzione russa dà conto del fermento che si è sviluppato attorno alla prima rivoluzione borghese del 1905, alle speranze prima e durante all’Ottobre rosso, e alle disillusioni che sono seguite. Ogni artista, Chagall, Malevich, Repin e Kandinsky — tra i più importanti in mostra — hanno reagito a modo loro. Nelle sale espositive ci si imbatte in 72 dipinti in maggioranza di grande formato, 3 video, 2 sculture e 40 fotografie, tutte provenienti dal Museo di Stato di San Pietroburgo «che dimostrano — dice la curatrice (insieme a Joseph Kiblitsky) e direttrice scientifica del Museo Evgenija Petrova — la varietà e la complessità del mondo dell’arte e della società del temcorsi po». Molti gli artisti poco conosciuti in Occidente come Goncarova, Alt’man o Malagis. Il tempo è quello che va dal 1905 agli anni 30. «Iniziamo con Repin e Serov — spiega Petrova — che sono nomi generalmente legati alla ritrattistica della nobiltà ma in realtà corrispondevano anche fra loro sui fatti rivoluzionari». Ancora figurativi, esaltavano il cambiamento. La Prima Guerra mondiale, anche, ha influenzato molti per- artistici. Ma, mentre Petrov Vodkin ritraeva i soldati sulla linea del fuoco o il volto misericordioso della «Vergine della tenerezza dei cuori cattivi», Filonov ammassava figure e corpi in una sorta di inferni che già guardavano all’astrattismo. Prima e durante della Rivoluzione si concentrano le avanguardie: il desiderio di cambiare, gli aneliti di giustizia, e l’arte non è più la stessa. Malevich diventa l’«eroe» del suprematismo e del non-oggettivismo. Kandinsky coglie le influenze del futurismo europeo e al Mambo ammiriamo le geometrie di Su bianco e Crepuscolare. «Gli artisti — va avanti Petrova — hanno avuto atteggiamenti opposti anche di fronte alla Rivoluzione d’ottobre. Notiamo l’entusiasmo di Chagall, nel suo celebre Passeggiata», con la gioiosa coppia in cui la donna sembra volare. Grigoriev, invece, presagiva ingiustizie. Nel 1916 ritrae il regista Meyerhold che, non a caso, vent’anni dopo sarà messo alla berlina del regime. L’esposizione documenta, ancora, un ritorno al linguaggio figurativo fino all’imposizione del realismo socialista che tutto cancella, autori compresi. Di questa ultima fase, dicono i curatori, «abbiamo messo solo alcuni quadri per fare comprendere l’epilogo», ma c’è anche il ritratto di Stalin di Filonov, 1936, cupo e impassibile, lontano dai cliché trionfali imposti dal regime.
Esempio di intreccio tra pubblico e privato Revolutija è prodotta da Cms Cultura con il sostegno di alcuni sponsor. Il Comune, con l’Istituzione Musei, ha contribuito con 150 mila euro e la messa a disposizione di spazi e di personale. L’aspettativa minima è di 80.000 visitatori e l’Istituzione percepirà il 25 per cento della biglietteria. Oltre all’intensa attività didattica del Mambo (molti i laboratori anche per bambini), l’assessorato alla Cultura, infine, ha messo in piedi una serie di iniziative legate alla mostra, tra cui la danza di Virgilio Sieni con Petrushka al Comunale, spettacolo di Lola Arias all’Arena del Sole e una retrospettiva in Cineteca.