Rette, pressing dem La Cgil alza la voce
La vicesindaco: «Si può scrivere meglio». Conte: «Se non passa niente bilancio». I sindacati: «No ai diktat»
Sulla tariffa di presenza per la scuola dell’infanzia la giunta non ha intenzione di tornare indietro. Casomai è disposta a «scrivere meglio la delibera», ha detto ieri la vicesindaco Marilena Pillati, pare su pressing dello stesso Pd. Di sicuro non sembrano disposti a fare un passo in avanti e a sposare la delibera i sindacati, che ieri, a udienza conoscitiva finita, hanno mandato dei comunicati al vetriolo per stigmatizzare la delibera e il comportamento della giunta Merola. Di più: la Cgil Scuola si è addirittura mossa dal quartier generale di Roma per chiedere che a Bologna il Comune si fermi.
Di fatto ieri, dopo quasi tre ore di commissione a Palazzo d’Accursio, la delibera che introduce la tariffa di presenza per le scuole d’infanzia non è stata licenziata e dunque lunedì non andrà in Consiglio comunale. Tornerà in commissione giovedì prossimo. Prima l’amministrazione riprenderà il confronto con i sindacati, se qualcuno di loro non deciderà di ribaltare prima il tavolo. «L’atto parla in modo inequivocabile — ha detto ieri in aula Pillati — ma se qualcuno ritiene che non sia sufficientemente chiara, siamo disposti a ragionarci per rassicurare sul fatto che la quota del servizio che viene a definire la nuova tariffa corrisponde alla tariffa della refezione scolastica, oggi e in futuro. Questa o una futura giunta, senza ulteriori modifiche e quindi senza ripassare dal Consiglio, non avrà spazio per fare altro perché la delibera non apre alcun varco». La consigliera del Pd Federica Mazzoni, presidente della commissione Istruzione, ha proposto invece un emendamento che «rafforzi ed espliciti meglio che la tariffa corrisponde effettivamente al costo del pasto e non avrà un impatto maggiore sulle famiglie».
Contrastata in aula da Flc Cgil, Adi, Sgb, comitato Scuola e Costituzione (che farà la sua assemblea cittadina il 12 dicembre), Coalizione civica, M5S e Forza Italia, tutti coalizzati nel chiedere all’amministrazione che ritiri la delibera che elimina il principio di gratuità della scuola dell’infanzia, Pillati pare sia stata costretta a rimandare la discussione in Consiglio dagli stessi dem. Prima della commissione di ieri, infatti, ci sarebbe stato un faccia a faccia dietro le quinte in cui diversi consiglieri democratici avrebbero comunicato al capogruppo Claudio Mazzanti che non c’erano le condizioni per licenziare già ieri la delibera.
Il via libera è stato rimandato. E così i consiglieri del Pd in udienza conoscitiva hanno difeso la delibera. Su cui la dirigente del settore Scuola, Miriam Pepe, ha assicurato: «Se ci sono famiglie che non possono permettersi di pagare la tariffa, saranno esentate. Il nuovo sistema potrà raggiungere un numero maggiore di famiglie in difficoltà». Ma non solo: a sentire il Comune la delibera, che consentirà di risparmiare 1,3 milioni di Irap, consentirà di liberare risorse in bilancio. «Un bilancio — insiste Pillati — che prevede 1,5 milioni in più per i disabili». «E 600.000 euro per dimezzare le tariffe dei nidi», ha spiegato anche il dirigente del settore Entrate Mauro Cammarata. «Ma se il Consiglio non licenzia la delibera — dice Cammarata — dovrà spiegare dove prenderemo quel milione e 300.000 euro».
Che è la stessa linea dell’assessore al Bilancio Davide Conte: «La delibera è collegata al bilancio 2018: se non viene approvata, non si può approvare il bilancio». Parole che hanno indispettito i sindacati. La Uil in testa: «La giunta è in tilt — ha detto il segretario Giuliano Zignani — ma noi non accettiamo diktat. Sarebbe meglio il silenzio. Per ora di scritto c’è solo l’abrogazione della gratuità» delle scuole dell’infanzia. La Cgil Scuola si è mossa addirittura a livello nazionale: «Siamo pronti a tutte le azioni di rivendicazione necessarie per il ritiro della delibera. Così si violano i diritti dei bambini».
Pillati Se qualcuno ritiene che la delibera non sia chiara siamo disposti a ragionarci