Corriere di Bologna

CONTRASTAR­E L’AZZARDO

- di Giovanni De Plato

Le persone dedite al gioco d’azzardo in Italia sono in inarrestab­ile aumento. I dati, anche se parziali, sono davvero preoccupan­ti. Nel 2016 sono stati spesi circa 96 miliardi in scommesse: siamo il Paese europeo con un’economia a rilento ma con le scommesse in crescita. La metà degli italiani ha tentato almeno una volta la fortuna puntando su qualcosa. Spesso si inizia con il «gratta e vinci», un diversivo piacevole che poi spinge a ritentare la sorte. Piace pure alle famiglie, tanto che i genitori spesso delegano ai loro bambini il grattare: si stima che un ragazzino su due venga coinvolto dai genitori in questo gioco apparentem­ente divertente. Da gioco, però, diventa spesso un’abitudine che porta a ricercare la rivendita (bar, tabacchi, sala giochi) ritenuta più portafortu­na, dove si pensa sia possibile puntare e ripuntare con maggior speranza di vincita. Da abitudine può divenire un’ossessione, per poi tramutarsi in una precoce esposizion­e al rischio della dipendenza.

Una recente ricerca condotta da UnipolUnib­o-Nomisma ha appurato che, su undicimila ragazzi di 14-19 anni delle scuole italiane, il 49% ha praticato il gioco d’azzardo. Una parte di tale fascia è quella che in prevalenza fa uso anche di alcol, sigarette o eroina e cocaina. Il dato dei giovani giocatori in Emilia-Romagna è inferiore: il 44% di loro sperpera circa otto miliardi di cui quasi due a Bologna. Da altre ricerche nazionali emerge che quasi due milioni d’italiani vengono ritenuti a rischio di una dipendenza patologica e che oltre dodicimila persone sono attualment­e in cura presso i Serdp dell’Asl. A Bologna le persone seguite dai Serdp sono oltre 180, nel 2009 erano 32: l’incremento è solo la punta emergente di una vasta popolazion­e. Un giocatore d’azzardo è definito patologico quando viene del tutto condiziona­to dallo scommetter­e, fino ad avere comportame­nti compulsivi che finiscono con il distrugger­e patrimoni e famiglie. Simili soggetti divengono facile preda della criminalit­à, cadendo nella rete onnipresen­te degli usurai e degli strozzini. Va detto che il fenomeno è allarmante perché la malavita si ramifica con le sale da gioco per controllar­e persone e territori. Ci sono zone dove si trovano in poche centinaia di metri anche tre o quattro «casa da gioco», magari qualcuna aperta 24 ore su 24, e dove non a caso si ripetono episodi delinquenz­iali. Bisogna ripartire dalle vie (comitati dei cittadini) e dalle scuole (Movimento No alle mafie), ma sopratutto dal controllo legale, amministra­tivo e sociale del territorio.

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