Voleva truffare la Lambo Fermato il cyber-criminale
Dalla mail di Domenicali chiesto un bonifico da 800.000 euro, ma la Postale sventa il colpo Si allarga il protocollo contro i raggiri in Rete: dentro anche Ducati, Ateneo, Philip Morris, Hera
Un tentativo di frode da 800 mila euro ai danni della Lamborghini. Ideatore: un analista informatico che si spacciava per l’ad Domenicali.
Un hacker e la richiesta di un bonifico da 800.000 euro su un conto corrente a Hong Kong. Polizia postale ed Europol. Un giallo informatico. Così la Lamborghini, l’azienda di Sant’Agata bolognese, con un attacco cyber ha rischiato di finire al centro di una truffa. Ma la polizia postale dell’Emilia-Romagna è riuscita a far fallire il colpo ed è finita sulle tracce di un’organizzazione criminale di livello internazionale, specializzata nell’infiltrarsi nelle grandi aziende per appunto raggirare i manager e sottrarre denaro.
Ignoti si sono sostituiti all’amministratore delegato Lamborghini, Stefano Domenicali, attraverso un falso indirizzo mail e con la tastiera del loro computer hanno digitato la richiesta: si sono qualificati per un inesistente avvocato di un’importante società di consulenza finanziaria e hanno spedito ai manager dell’azienda la richiesta di effettuare un bonifico da quasi 800.000 euro, su un conto corrente a Hong Kong.La comunicazione, però, ha insospettito, fortunatamente, il responsabile della sicurezza Lamborghini, e ha allertato immediatamente la Postale. Gli agenti hanno immaginato si trattasse di un attacco informatico ben fatto e si sono inseriti nella trattativa: come in un film, si sono finti management della Casa del Toro e hanno chiesto al finto avvocato alcuni documenti ufficiali necessari alla transazione. Contemporaneamente hanno inviato un virus per geolocalizzare il tentativo di truffa, ma «l’infezione» non è andata a buon fine.
Ma qui c’è il primo colpo di scena: inaspettatamente 48 ore dopo, i documenti arrivano in busta chiusa, consegnati in azienda da un tassista, che viene rintracciato dalla Postale. E si scopre che in stazione a Bologna il tassista aveva fatto salire un uomo dall’accento francese, che si era fatto portare a Sant’Agata Bolognese ed era sceso al bar, chiedendo al tassista di consegnare la busta per suo conto in azienda. Poi si era fatto riportare in stazione. Qui le telecamere di videosorveglianza immortalano l’uomo, ma gli investigatori non riescono a rintracciare il suo cellulare, perché preventivamente lo smartphone è stato messo in modalità offline. Continua la trattativa. Gli agenti, sempre a nome della Lamborghini, chiedono nuovi documenti da consegnare in azienda e si appostano sia in stazione sia in azienda.
Dopo una settimana finisce in manette un uomo di 57 anni, con cittadinanza francoisraeliana, giunto in Italia da Parigi in treno. Ha sempre pagato tutto in contanti per non lasciare traccia. L’uomo, oltre a essere un esperto informatico, è anche un consulente ma- nageriale laureato alla Sorbona. Nei suoi tablet e smartphone è stato trovato un database dettagliato su 6.400 manager di punta di 900 società ed enti pubblici e privati, con tutti i dati utili a prendere il posto dei vertici delle imprese in questione per frodarle. Una tecnica ribattezzata «Ceo Fraud». Il 57enne faceva parte di una struttura ben organizzata di livello internazionale tanto che ora indaga l’Europol. Intanto, la Postale ha contattato le aziende presenti nel report del gruppo criminale.
Il giallo della Lamborghini risale a febbraio, ma «l’attenzione — spiega il dirigente della Postale, Geo Ceccaroli — sulla questione non si deve mai abbassare» tanto che ieri con la firma del questore Ignazio Coccia, sono stati sottoscritti nuovi protocolli con la Ducati Motor Holding, l’Unibo, Bonfiglioli Riduttori, Coop Alleanza 3.0, gruppo Hera e Philip Morris manufacturing & technology, e il Consorzio Universitario Cineca.
Ceccaroli L’attenzione su questo tipo di crimini non si deve mai abbassare