LA DELUSIONE PD «PISAPIA SBAGLIA»
Parlamentari spiazzati dal ritiro: «Ma quel progetto non deve finire». Merola vuole parlare con l’ex sindaco
«Ha sbagliato». Ci hanno creduto i parlamentari bolognesi del Pd in Pisapia e ora non nascondono la delusione. «Doveva chiudere prima», si lamenta Zampa. «Serve responsabilità», lo rimprovera Puglisi. Mentre Prodi invita tutti ad «andare avanti».
Il più colpito dal passo indietro di Giuliano Pisapia è sicuramente Virginio Merola. Il sindaco è stato il suo maggior alleato qui in città, arrivando ad annunciare l’adesione al movimento politico dell’ex sindaco di Milano. Ora vuole parlarci di persona, così da farsi un’idea del perché di questo ritiro. I parlamentari dem, che hanno seguito più da vicino a Roma il fallimento di questa operazione, guardano già avanti. Il tempo stringe e la campagna elettorale è alle porte. Lo stesso spirito che anima Romano Prodi. «Non è stata una defezione, perché Pisapia non aveva deciso. Aveva studiato il campo e poi ha concluso che non era cosa. Alcune frittate non riescono, questa non è riuscita per niente bene», la metafora usata dal Professore. «Il processo va avanti. Si tenterà di nuovo perché è importante ed utile al Paese».
I parlamentari non vogliono sentir parlare troppo di Ius soli ma guardano al vero problema che ha bloccato Pisapia: i dissidi interni al suo movimento dopo la discesa in campo di Piero Grasso, nuovo leader di Liberi e uguali. «Il tema dello Ius soli — spiega la senatrice pd Francesca Puglisi — è una scusa. È in calendario, siamo determinati a votarlo e sono convinta che lo porteremo a casa». Meno fiducioso il suo collega di banco a Palazzo Madama, Sergio Lo Giudice. «I tempi ci sarebbero — dice — ma non so se abbiamo i numeri. Piuttosto che rimandarlo, sarei per farne una battaglia. Potrebbe essere anche un ulteriore messaggio per Pisapia. Va detto però che il suo disagio è più grande, prescinde lo Ius soli».
Poi ci sono errori e responsabilità verso i quali l’ex sindaco di Milano non può sentirsi esente. «Non ha creduto troppo in se stesso. Il suo lavoro è andato avanti sin troppo a lungo. Se avesse chiuso prima, un mese fa, forse gli altri non se ne sarebbero andati», ragiona la deputata Sandra Zampa. Come Prodi, anche lei è convinta che la vita continua. E che una lista a sinistra, alleata con il Pd, si possa ancora fare. «Non si realizza attorno a un leader ma a un progetto, e quello resta in campo. Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, ad esempio, può interpretarne ancora il senso», rilancia la deputata. A scanso di ripensamenti per Lo Giudice quella di Pisapia rimane «una scelta sbagliata, comprendo la sua delusione, ma ora c’è bisogno di responsabilità».
Senza quel pugno di voti che può arrivare da sinistra, il Pd sa benissimo che l’avanzata del centrodestra si fa più spedita. «Spero fino all’ultimo che ci ripensi, perché davanti a abbiamo il pericolo delle destre fasciste, come è evidente dai sondaggi», avverte Puglisi. Ma per Zampa si tratta oramai di una partita chiusa. «Mi sembra irrecuperabile. Gli ho anche mandato un messaggio, gli ho detto di rivedere le sue idee, perché in questi mesi ha suscitato molte speranze tra i cittadini. Ma che sia chiaro — ribadisce la parlamentare — quel lavoro deve andare avanti». Con o senza Pisapia.