Emilia-Boccia, arriva il disgelo «Confindustria ora volta pagina»
Incontro privato tra gli imprenditori: sociale, buste paga e ambiente le priorità
Gli industriali emiliano-romagnoli archiviano le polemiche che avevano accompagnato, l’anno scorso, il duello fra Alberto Vacchi e Vincenzo Boccia per la presidenza di Confindustria e i mal di pancia che l’avevano seguito, dopo la vittoria del secondo sul candidato di casa. Primo fra tutti, quello manifestato in via ufficiale dall’allora numero uno di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini. E lo fanno proprio sotto il segno dell’ex presidente, con un pranzo ristretto in suo onore — con tanto di regalo — al quale si presenta lo stesso Boccia riconoscendo ai colleghi della regione correttezza di comportamento durante la contesa e pura passione associativa. «Siete stati avversari leali» avrebbe detto rivolto allo stesso Marchesini e al suo ex rivale Vacchi. Da parte dei presenti sarebbe arrivata la conferma che «ormai si è voltato pagina»: acqua passata le vecchie frizioni, ora bisogna guardare a un futuro, che preoccupa, e lavorare tutti insieme.
L’occasione è stata la pre assise a porte chiuse, tenutasi ieri nei locali della Fondazione Golinelli; una tornata di «ascolto» in preparazione della grande convention nazionale del 16 febbraio prossimo, a Verona, quando il sistema confindustriale trarrà a sintesi tutte le istanze della base in vista delle elezioni di primavera.
Con gli imprenditori della regione, rappresentati ad ogni livello, erano presenti i colleghi marchigiani per un totale di oltre 220 partecipanti. Una quarantina gli interventi, rigorosamente contingentati a tre minuti; sul palco, con il presidente Boccia, lo stato maggiore di via dell’Astronomia, disciplinatamente a prendere appunti.
Ne è uscito, racconta chi era presente, un dibattito «alto». Le imprese delle due regioni, infatti, guardano all’Europa; un luogo sempre più importante per economie ormai internazionalizzate, dove però non basta più fare lobby, ma bisogna presentare un’Italia più autorevole e trovare alleanze. Si interrogano sulla tenuta sociale del nostro Paese, soprattutto ai problemi dei giovani, della casa e addirittura al calo demografico, chiedendo strumenti per arricchire le buste paga (per esempio la decontribuzione dei premi individuali) e rilanciare l’edilizia sociale. Si preoccupano per una politica che ha perduto il suo ruolo di intermediazione e la capacità di captare umori e bisogni della collettività; quindi chiedono a Confindustria di rivolgersi direttamente ai cittadini. Il che è preoccupante da un lato, notano i nostri interlocutori, perché denota un forte sentimento di disillusione, ma, in positivo, dimostra che il sistema associativo è ancora un luogo legittimato e riconosciuto.
Molti i richiami a temi forti di questi anni e di queste terre, tutti legati all’inadeguatezza delle istituzioni: più semplificazione burocratica, più attenzione alla formazione e alla scuola, più competenza tecnica. Ma affiorano anche sollecitazioni del tutto nuove per il mondo industriale come una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale, all’economia circolare e alla green economy.