Per la Virtus è preziosissimo
Nel club il caso non esiste: è il miglior difensore, rapporto assist\perse ottimo
Impreciso ma imprescindibile. Sono i due aggettivi che stanno caratterizzando la stagione di Oliver Lafayette. Il playmaker della Segafredo è probabilmente il giocatore più discusso della squadra di Alessandro Ramagli. Le sue percentuali, la sua produttività e il suo modo di giocare stanno facendo storcere il naso a molti tifosi, che forse si erano fatti aspettative diverse. Lafayette, come Slaughter, è stato scelto perché è un giocatore funzionale alla presenza di due talenti come Alessandro Gentile e Pietro Aradori. Non esiste un «caso Lafayette» in casa Virtus e il play non è sotto esame. Però non va escluso che, fra questo e il prossimo mese, il club torni sul mercato per inserire in quel ruolo un giocatore americano con punti nelle mani facendolo slittare in panchina nella posizione oggi occupata da Umeh.
Un tipo di impiego che, nelle squadre di alto livello europeo in cui ha giocato prima di approdare a Bologna, gli era decisamente usuale. I 27,8 minuti di impiego con la Segafredo sono il suo massimo in carriera nel Vecchio Continente. Non giocava così tanto dai 25,7 minuti di utilizzo medio nelle 6 partite giocate con il Partizan Belgrado nel 2010. Su un campione più significativo di partite, il suo massimo sono stati i 23,9 minuti di media nella stagione 2011-12 al Prokom. Le cifre non lo stanno premiando: Lafayette tira col 39,5% da due e il 27,9% da tre. Escludendo quelle sei partite del 2010 al Partizan (26,2% da due e 15,4% da tre) e l’ultimo anno di college a Houston nel 2006-07 (38,7% da due), sono le percentuali più basse della sua carriera. In Europa, la stagione peggiore nel tiro da tre era stata il 32,7% dello scorso anno a Malaga, mentre da due non era mai sceso al di sotto del 41%. In questa stagione, solamente in due partite su nove ha chiuso sopra il 50% totale al tiro: 5/9 contro Pesaro, dove le sue giocate nel finale sono state decisive per la vittoria, e 3/6 contro Sassari, anche in quel caso con un paio di canestri chiave.
A fronte di questi numeri, però, Lafayette è un uomo chiave nello scacchiere di Ramagli, che per venirgli incontro ultimamente lo sta utilizzando spesso anche insieme a Stefano Gentile. È successo anche domenica contro Cremona, nell’ultimo quarto, quando ha agito nella posizione di guardia. Flash di quello che potrebbe essere l’assetto della Segafredo nella seconda parte di stagione con un nuovo americano in posizione di playmaker. Si diceva, comunque, come Lafayette sia imprescindibile per Ramagli. In regia ha avuto alti e bassi, specie nel periodo nero delle quattro sconfitte consecutive, ma il suo rapporto assist/palle perse è comunque un eccellente 3,5/1.
Ma è soprattutto la difesa a giustificarne i tanti minuti in campo. La capacità di mettere pressione al portatore di palla avversario ritardando l’ingresso nei giochi e anche la possibilità di andare sull’attaccante più pericoloso, come ha fatto domenica annullando Johnson-Odom, sono qualità alle quali Ramagli non rinuncerebbe per nulla al mondo.