Il tartufo di Savigno che sogna la Borsa
Appennino Food group di Savigno, tre filiali all’estero, pensa al salto in Borsa
L’ultimo grande ritrovamento se lo sono contesi fra Shanghai e Los Angeles. Un tartufo bianco di 620 grammi che, dopo una lunga trattativa, è volato verso le spiagge californiane, nelle mani di uno chef stellato. Per un totale di circa 5.000 euro e 60 palati soddisfatti. L’affare è stato concluso da Appennino Food Group: una delle tre maggiori aziende italiane che ha il proprio core business nel tartufo. Gran parte del loro prodotto viene esportato oltre confine, circa il 70%, ma l’impresa nata a Borgonuovo di Sasso Marconi è l’unica che da Savigno, nel comune di Valsamoggia dove dal 2010 ha la casa madre, punta al mercato delle pmi. Che in gergo significa: mirare a Piazza Affari.
«È un passo che vorremmo fare — sottolinea Luigi Dattilo, fondatore e presidente dell’Appennino Food Group —. Con un fondo di investimento stiamo valutando un percorso per arrivare nel giro di tre anni a quotarci in Borsa. Per ora siamo l’unica società per azioni del mondo dei tartufi, ma la nostra forza è stata diversificare il nostro prodotto e investire subito all’estero».
Tutto ha inizio nel 1994 quando Luigi Dattilo apre il suo primo magazzino a Borgonuovo di Sasso Marconi. L’attività inizia a crescere e arriva la prima società, l’Appennino Fughi e Tartufi, ma il passo successivo avviene nel ’98 quando con il fratello acquisisce la struttura di Monteveglio, e la sua impresa diventa srl.
È qui la prima svolta. In quegli anni Dattilo decide di non concentrarsi più solo sul prodotto fresco, ma di puntare anche su salse e sughi che possono essere conservati. L’azienda investe e rileva metà del brand di Dispensa Amerigo, con cui rielabora ricette tipiche tra cui il ragù tradizionale bolognese: l’unico che oggi può essere esportato negli Usa grazie all’approvazione degli organi di controllo americani. «Nonostante il tartufo rimanga comunque il nostro core business, non possiamo contare solo su questa eccellenza. Se lo avessimo fatto ora non potremmo presentare un bilancio in crescita di oltre 10 milioni di fatturato, che entro il 2020 prevediamo di raddoppiare» continua il presidente, che verso la fine degli anni ’90 ha iniziato ad investire anche all’estero, quando tutti glielo sconsigliavano.
Nel 1999 è arrivata la prima sede a Monaco, poi a New York e infine Singapore. Nel frattempo il vecchio magazzino di Monteveglio si è trasformato in un opificio dove si producono liquori, ed è nata anche una nuova società, creata in joint venture con la Trattoria Amerigo 1934, per la gestione di due attività a Fico. «Se non avessimo diversificato il nostro prodotto, forse non saremmo qua. L’ultima stagione per il tartufo è stata disastrosa: parliamo di un buon 60-70% in meno per colpa della siccità. Stiamo continuando a crescere: a Savigno ci stiamo allargando. I 1.800 mq che abbiamo non ci bastano più».
Tra gli obiettivi previsti dall’azienda si parla anche di un aumento di personale: oggi contano 72 dipendenti. «Sono quasi tutti giovani, e nel 2018 anno prevediamo di contrattualizzare altre 25-30 persone. Cresciamo ogni anno del 18-22% di media e ora vogliamo scommettere sulla Cina».