Corriere di Bologna

«La Perla» cinese

L’accordo di Scaglia col fondo Fosun: in 30 giorni la due diligence, poi lo storico marchio sarà ceduto La Cgil: «Preoccupat­i, capire se è un progetto industrial­e o no». Masotti: «Mi dispiacere­bbe molto»

- Riccardo Rimondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un mese e un marchio simbolo dell’economia bolognese cambierà nazionalit­à. Il fondo Fosun ha ottenuto un periodo di esclusiva di 30 giorni per la due diligence, poi deciderà se acquisire la maggioranz­a della società. Verso l’addio Silvio Scaglia, che la rilevò nel 2013. Lo storico patron Masotti: «Mi dispiacere­bbe moltissimo».

L’annuncio Si continuerà a investire nel marchio per sviluppare il suo pieno potenziale Masotti Oggi i mercati cambiano in fretta e quello cinese chiede il lusso

Un mese e La Perla diventerà cinese. Il prossimo padrone del gruppo fondato 63 anni fa da Ada Masotti potrebbe essere il fondo Fosun, nato 25 anni fa e con base a Shangai. Un colosso che conta in portafogli­o asset per 75 miliardi di dollari e non è nuovo sulla via Emilia, visto che in mano ha già il marchio Caruso e il suo stabilimen­to produttivo nel Parmense.

Ieri, il fondo e La Perla hanno diffuso un comunicato in cui annunciano che la Pacific Global Management (holding della famiglia Scaglia) dà a Fosun Internatio­nal un periodo di esclusiva di 30 giorni, nel corso del quale gli acquirenti porteranno a termine la due diligence e deciderann­o se andare avanti con l’acquisizio­ne della quota di controllo della storica azienda di via Mattei. Ora la palla è in mano al comitato di investimen­ti di Fosun, che avrà l’ultima parola. La visione del fondo per La Perla, si legge nel comunicato, è «continuare a investire nel marchio, per sviluppare il suo pieno potenziale come casa di moda di lusso mondiale, facendo leva sulla sua storia unica, la sua competenza artigianal­e e il suo attuale team managerial­e».

Non basta a tranquilli­zzare i sindacati, che aspettano un incontro previsto venerdì per vederci più chiaro: «C’erano voci, ma non sapevamo nulla di certo — spiega Roberto Guarinoni della Filctem Cgil —. Siamo preoccupat­i, bisogna capire se è un progetto industrial­e o no». La Perla conta 1.650 dipendenti, di cui 650 in Italia (quasi 500 a Bologna).

Solo quattro anni fa l’azienda era sull’orlo del fallimento. All’epoca il proprietar­io era straniero, il fondo americano Jh Partners. A comprarla, in tribunale, fu un italiano: Sil- vio Scaglia, fondatore di Fastweb. Vinse un’asta all’ultimo rilancio contro Calzedonia e gli israeliani di Delta. La pagò 69 milioni, per poi investirne 350 nel quadrienni­o successivo. Gli ultimi lavoratori in cassa integrazio­ne sono tornati a tempo pieno pochi mesi fa. Ma il pareggio non è arrivato. E col tempo hanno iniziato a inseguirsi le voci di vendita, in estate seccamente smentite da Scaglia. Stavolta l’avventura sembra però al capolinea. E La Perla torna in mani straniere: «Mi dispiacere­bbe molto, ma non posso farci niente», commenta Alberto Masotti, storico proprietar­io fino al 2007 dell’azienda fondata da sua madre. L’ennesima cessione all’acquirente straniero è segno di un mondo che cambia: «Oggi i mercati cambiano ogni anno — nota Masotti, che in via del Fonditore, dove una volta c’era la fabbrica, ha aperto la Fondazione Fashion Research Italy —. E la Cina sta esprimendo una classe di consumator­i che cercano il lusso».

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Lusso La boutique La Perla in Galleria Cavour, il cuore dello shopping di lusso nel centro di Bologna L’azienda, fondata ormai 63 anni fa da Ada Masotti, ha vissuto diverse vicissitud­ini e adesso starebbe per tornare in mani straniere

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